Fine della storia e nuovo inizio

La logica unitaria è quella nuova logica propria al pensiero uno che pur nata in continuità con la psicoanalisi è anche oltre la psicoanalisi.



Raffigurazione dell'ultima coniunctio disegnata dalla stessa psicoanalista Silvia Montefoschi per illustrare la sua opera "La glorificazione del vivente nell'intersoggettività tra l'uno e l'altro" del 1995.
A seguire uno schema grafico che illustra sempre lo stesso concetto di "ultima coniunctio", concetto elaborato in continuità con la storia della psicoanalisi ma che porta la psicoanalisi oltre se stessa.

  • soggetto
  • oggetto
  • autocoscienza
  • soggetto riflessivo individuale
  • soggetto super-riflessivo


Le pagine contenute in questo sito web trattano:
  1. Della nuova corrente filosofica denominata “Pensiero Uno” la cui essenza oltre che vero novum storico consiste nella Nuova Logica Unitaria.
  2. Dei lavori psicoanalitici-filosofici di Silvia Montefoschi che di questo pensiero costituiscono le fondamenta epistemologiche.

Questi invece sono i principali concetti che stanno a fondamento del discorso che qui si espone:

  • Riflesso e Riflettente.
  • Intuizione (che è già riflessione di per se stessa) e Riflessione sull’Intuizione.
  • Logos: è il Rapporto (tra l’uno e l’altro del Discorso, i due termini del Principio Dialogico).

Prima del principio

"Il vero è solo l'intero”
(G.W.F. Hegel, "Prefazione alla fenomenologia dello spirito", 1807)


Prima del principio era il silenzio, l'assoluto silenzio, i due ancora non essendo e non essendo in quanto non sapendo di sé quali due, e poichè i due non sapevano ancora di sè quali due essendo il Due non ancora nato, non potevano quindi e conseguentemente nemmeno sapere di sè come Uno essendo infatti l'Uno allora, in quel prima ancora del principio, nella condizione della assoluta simbiosi in quel sonno indisturbato ovvero a-dialettico dell'eternità e non nella veglia dell'infinità che solo si realizzerà alla fine dei tempi. 
In quel prima del principio, tra l'uno e l'altro di quello che in seguito di manifesterà come il Principio Dialogico  non vi era alcuno spazio e conseguentemente non vi era ancora neanche alcun tempo a separarli ma neanche a distinguerli come i due termini dell'unico Principio Dialogico costituenti l'unica e vera realtà ontologica oltre ogni tempo e oltre ogni spazio.
In quell'eternità eterna dell'assoluta simbiosi nacque però l'Intenzione, l'intenzione a sapersi Due per potersi amare come Uno.
Questa intenzione solo in potenza fu il vero primo evento non ancora evento che divenne veramente evento solo in seguito nel suo attuarsi, poichè un evento anche se solo in potenza è già un evento prima ancora del suo attuarsi in quanto non ci sarebbe alcuna nascita senza il necessario momento della gestazione.
Qui abbiamo già in nuce il concetto di "unità processuale" che vedremo in seguito sarà proprio questa nuova concezione della "psicologia del transferr-controtransfert" che pur in continuità segnerà il superamento e l'abbandono della psicoanalisi quale psicologia del transfert verso il nuovo "pensiero uno oltre la psicoanalisi" caratterizzata da una conseguente e radicale applicazione della nuova e rivoluzionaria Logica Unitaria non solo part-time nella relazione psicoanalitica ma in ogni relazione di tutti i giorni mettendo così il sapere e quindi la scienza stessa al servizio di quella Intenzione Originaria.
Allora però esisteva solo questa Intenzione Originaria e nulla più.
Fu allora che questa intenzione, vivente in loro solo in potenza, ad un certo punto di maturazione dell'intenzione si mise in atto dando nascita con il Big Bang a quella storia dell'uni-verso come un processo evolutivo che procede step by step nella attuazione di quella loro originario intenzione di sapersi per amarsi. Processo evolutivo che è tutt'ora in corso e che ha come meta il natale dell'infinitamente  vivente quale vero Dio in quanto Uno vero: l'Intero che solo può essere la Verità.

L'archetipo da attuare
Che cosa era questa intenzione che in loro era in gestazione se non l'idea del loro sapersi uniti? Questa idea era un archetipo, l'archetipo della coniunctio che per attuarlo occorreva crearee tutta una strada costellata di universali, universali che avrebbero costituito quel nessario filo conduttore anche di alte tensioni energetiche o libidiche che infine avrebbero condotto la nave in porto, per così dire, e quindi alla realizzazione di quell'unico archetipo che solo è tutt'ora l'unico archetipo ancora vivente.
Qui di seguito nel corso dell'esposizione parleremo della psicoanalista formatasi come biologa prima ancora di essere costretta a laurearsi in medicina per poter accedere alla pratica del mestiere di psicoanalista come richiedeva la legge, come lei spesso ci teneva a precisare. Questa psicoanalista che si è mossa in continuità dell'elaborazione psicoanalitica di Jung che però lei ha sempre letto non in contrapposizione alla elaborazione  psicoanalitica de padre della psicoanalisi Freud ma come una continuazione della stessa, questa psicoanalista  ha il nome di Silvia Montefoschi (1926 - 2011)  ed è all'origine di questa ri-fondazione epistemologica della psicoanalisi oltre la stessa psicoanalisi nel senso che la psicoanalisi viene a coincidere con la vita stessa,  con la vita tutta.
Per arrivare però all'elaborazione di questa visione essa quindi non poteva non arrivare anche a coincidere con l'attuazione di quella Intenzione Originaria, ovvero con l'attuazione reale e concreta dell'archetipo della coniunctio come "ultima coniunctio".
Questo spiega perchè Silvia Montefoschi conosciuta dai più come una psicoanalista è anche l'archetipo GiovanniSilvia quale nuovo e ultimo archetipo peraltro già completamente attuato dell'ultima coniunctio quale  Intenzione Originaria dell'Essere Uno.
Ecco spiegato perchè asseriamo anche con sconcerto di molti che se Silvia Montefoschi è l'ultima psicoanalista che chiude la storia gloriosa della psicoanalisi quale ultima filosofia ancora antroporiferita e ultimo brano della storia universale stessa, viceversa GiovanniSilvia sono Dio, l'Uno vero, l'Intero e quindi la verità. La verità infatti non è una affermazione che detta legge e che quindi ferma il divenire infinito dell'essere infinito ma è una persona vivente, infinitamente vivente: la Persona Duale.

In principio era la logica
Έν άρχή ήν ό λόγος
In principio era il Logos

(Evangelo di Giovanni 1,1)
La simbiosi è essa stessa una logica poichè la logica è il rapporto, il modo come qualcosa si mette in rapporto ovvero in relazione con qualcosa d'altro: questa è la logica.
E' vero quindi che in principio erano l'uno e l'altro quali i due termini dell'unico principio dialogico ma è ancora più vero che ciò che era fin dal principio prima ancora o più dei due era lo stesso loro modo di mettersi in relazione cioè la logica dei due.
Questo dunque ci fa affermare in pieno accordo con l'"Aquila spirituale" Giovanni detto il Teologo per antonomasia, che in principio era il rapporto, cioè il Logos appunto. E in questo senso possiamo anche affermare per una migliore compensione di dove vogliamo andare a parare con quanto scriviamo che: la relazione tra i due della relazione è di più vitale importanza per l'evoluzione e la storia dell'universo, dei due stessi della relazione.
Siccome però noi non riteniamo che il pensiero abiti l'iperuranio come sosteneva Platone e sostengono gli idealisti ma sempre in accordo con "l'intimo del Rabbi" anche noi sosteniamo la concezione dell'incarnazione storica del Logos, il che significa che il Logos non abita le astrattezze ma abita i corpi concreti, concludiamo in maniera conseguente affermando anche che: in principio era Giovanni, colui che per primo tra gli umani ebbe in dono, dal processo evolutivo sincronistico quale automaton, l'intuizione delle radici dell'Essere.
La storia però ci ha insegnato che non basta l'intuizione ma occorre far seguire ad essa la riflessione che la attua.
Per questo il Rabbi disse a Pietro: "Se io voglio che egli rimanga fino alla fine dei tempi in attesa del mio ritorno che importa a te?".
E Giovanni l'immortale che poi era GesùGiovanni è rimasto con i suoi che sul pianeta terra lo amavano e quindi con lui continuavano a riflettere e a dispiegare gli step by step di quella intuizione del redentore del redentore.
Giovanni il redentore del redentore, in quanto pur essendo egli il corpo della nuova intuizione a sua volta questa intuizione che egli incarnava era già una riflessione di ciò che il Cristo viveva inconsapevolmente: la necessità della via crucis per approdare con un cambio di logica a vedere in essa non più la via cruscis ma la nuova via lucis.
E Giovanni continuò a dialogare con i terrestri ma quando tutto giunse a maturazione e le condizioni c'erano tutte allora il Cristo, Giovanni o GesùGiovanni che dir si voglia, ritornò sulla terra.
Così nacque nacque una Donna, ma era una Donna solo per l'apparenza dei cinque sensi poichè in verità cioè di fatto e nei fatti era una coppia, l'ultima coppia della storia evolutiva della coppia: GiovanniSilvia e questa coppia ultima era anche una logica, una nuova logica non più interdipendente ma radicalmente e conseguentemente intersoggettiva.
Così avvenne che una idea: quella dell'archetipo della coniunctio quale intenzione originaria si attuò in un uomo e una donna reali e concreti ma percepibili più solo con il nuovo sesto senso del pensiero che percepisce il pensiero come realtà concreta e vivente.
Essi infatti non sono più in questo Aldiquà nè in un Aldilà ma costituiscono quell'Oltre, oltre questo Aldiquà ma oltre anche ogni Aldilà essendo l'Oltre appunto oltre ogni spazio e ogni tempo e perciò anche oltre ogni massa materiale ma anche oltre ogni massa immateriale proprio perchè la massa che distingue le forme dell'essere le une dalle altre coincide proprio con lo spazio-tempo che li separa nello spazio e nel tempo.
Chi sono dunque GiovanniSilvia?
Sono la relazione che era in principio approdati definitivamente oltre la storia.

IN PRINCIPIO ERANO I DUE ETERNI AMANTI
“Cogliere l’Universo, cioè “tutto ciò che è stato, è e sarà”, come l’iter di un unico viandante, scioglie magicamente ogni complessità, conferendo al Tutto un’unica dinamica, un unico linguaggio, un solo e unico progetto.” (Elio Carletti)

In principio erano i due eterni amanti. “Così inizia la nuova ontologia come si è venuta chiarendo nel lavoro riflessivo di Silvia Montefoschi durato oltre 30 anni. Nuova appunto perchè accoglie in sé la dinamica evolutiva, il femminile, che come universale concreto riconosce in sé l’occhio della riflessione, lo stesso che, come in un sogno di Silvia, passa da Hegel alla figlia. In tale accoglimento e riconoscimento tutta l’oggettualità, il femminile, l’inconscio, si ricongiunze alla soggettività dialogante, allo spirito, al maschile, alla coscienza e i due possono finalmente unirsi, al di là del tabù dell’incesto, riconosciuto quale principio cosmico universale violabile e inviolabile.”
(Dalla presentazione di Grazia Apisa Gloria a “La glorificazione del vivente nell’intersoggettività tra l’uno e l’altro” di Silvia Montefoschi, 1995, cit. pag. 11)

In principio era la relazione, i due termini del principio dialogico, l’atto infinito e la potenzialità infinita. Questa relazione originaria che poi è ed è rimasta l’unica relazione, la relazione essenziale quale essenza immortale di ogni relazione era il Pensiero e questo Pensiero era l’amore. In questo senso Giovanni il Vivente non si sbagliava allorchè scriveva “Dio è Amore”.

“Il vivente è la relazione, è solo la relazione” 
 (Brano tratto da una intervista a Silvia Montefoschi su “Il senso della psicoanalisi”).

La parola, la sintassi della lingua universale, il discorso
“… i due
[che] si erano ormai distinti
pur restando nell’uno
si riconobbero
come i due termini
del principio dialogico
che dette l’avvio al discorso
il quale
proiettato fuori del soggetto
dialogante in se stesso
venne via via strutturando il mondo
su la basse della distinzione
tra il soggetto e l’oggetto
che è l’unica sintassi
della lingua universale. 
(Silvia Montefoschi, “L’essere vero”, pag. 243)

LA STORIA DELLA RELAZIONE

Abbiamo visto come la storia altro non sia nella sua essenza che la storia della relazione. Questa storia della relazione coincidente con la storia stessa dell'universo prima di giungere alla nascita della specie umana passa attraverso alcune fasi che così possiamo riassumere:
  1. Lo stadio evolutivo fusionale: dal Big Bang all’atomo.
  2. Lo stadio evolutivo relazionale: la sintesi molecolare.
  3. Lo stadio evolutivo del vivente: dalla macromolecola del DNA all’umanità
  4. Lo stadio evolutivo del vivente umano e la mutazione verso un oltre umano

Il capolinea dell’evoluzione “hardware”.
La Noosfera: attraversate quindi le fasi evolutive costituenti la Litosfera e poi la Biosfera che comprende sia il Regno Vegetale che il Regno Animale e giunti quindi infine al capolinea dell'evoluzione hardware dell'Essere nasce una nuova realtà naturale: il simbolo che produce ed alimenta una Noosfera.
IL SIMBOLO Circa 2 milioni di anni fa nella regione intorno al Lago Vittoria situata nell’odierno Kenia, si da inizio con l’invenzione del primo strumento di lavoro al “processo di umanizzazione” tutt’uno con la “storia del lavoro” e il “processo di socializzazione” che avrà ricadute anche sull’ulteriore evoluzione “hardware” della specie umana.
LA MEMORIA Si tratta di un avvenimento di grande importanza in quanto il primo strumento di lavoro è anche il primo simbolo ed è grazie al simbolico, anche se fino ad oggi ritenuto comunque altro dal reale, che la libido umana trova il suo gradiente naturale che la guida in una direzione negaentropica accelerando quel movimento evolutivo messo in moto 15 miliardi di anni fa dall’evento Big Bang di cui permane ancora nell’universo intero la traccia mnestica sotto forma di radiazione cosmica di fondo (CMB) intuita dall’astrofisica nel 1940 e rilevata effettivamente nel 1964.
MUTAZIONI La creazione del simbolo che media il rapporto di questi ominidi con la natura avrà delle ricadute in termini di mutazioni fisiche della stessa forma corporea di tali ominidi e l’ulteriore evoluzione del corpo umano si svolge in questi ultimi 2 milioni di anni fino a stabilizzarsi 100 mila anni fa quando i nostri più vicini antenati iniziarono dall’allora Sud-Africa ad emigrare colonizzando tutto il pianeta e raggiungendo, da pochi esemplari sempre in costante pericolo di estinzione, l’attuale popolazione di sei miliardi di individui.
DALLA DIALETTICA AL DIALOGO Da allora l’evoluzione hardware vera e propria si è bloccata avendo raggiunto, quel tipo di evoluzione materiale, il suo capolinea. L’evoluzione però non si è fermata per niente da allora ma è proseguita e tutt’ora continua con un’altra modalità: quello dell’evoluzione della coscienza e più precisamente l’evoluzione della coscienza umana che da antinomica si dialettizza sempre più fino a raggiungere “il dialogo oltre la dialettica” in quanto anche la dialettica come la guerra è interminabile malgrado le “sintesi” intermedie.


Il fenomeno della coscienza e la storia dell’evoluzione della coscienza
Il lavoro di ricercatore tutt’uno con quello di trasformatore dell’esistente, di Silvia Montefoschi medico-psicoanalista concerne il fenomeno della coscienza, della sua storia evolutiva, del significato di questa storia e del suo possibile avvenire oltre la coscienza stessa.


Bereshit – בראשית
Adamo ed Eva e il grande protagonista della storia dell'evoluzione della coscienza: l'albero della vita e della conoscenza ovvero la verticalità dell'essere. Rappresentazione mitica del cosiddetto "Peccato Originale" che in realtà ad una interpretazione non concretistica risulta essere l'atto fondativo della nascita della coscienza umana. 


Il grande sogno narrato nel “Libro dei Libri” che racchiude le intuizioni delle tribù di pastori monoteisti in perenne fuga che partiti dalla Mesopotamia e giunti nella terra della antica civiltà egiziana raggiunsero infine Israele.

Dio creò l’uomo a sua immagine: a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò.
(Genesi, II, 21-23)

[...] il soggetto umano, detto uomo all’inizio dei tempi, era un’unica persona che portava in sé sia il maschile che il femminile.
Ciò conferma anche la Genesi II, in cui si racconta che da quest’unico soggetto venne alla luce il suo contrario che a lui si presentò come il suo oggetto.
(Silvia Montefoschi, “Il sistema uomo – Catastrofe e rinnovamento”, 1985, cit. pag. 11)

Il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; egli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolto all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta essa è carne della mia carne, è osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perchè dall’uomo è stata tolta”
(Genesi, II, 21-23)

Adamo ed Eva erano dunque una sola persona, portando ognuno in sé sia il maschile che il femminile.
(Silvia Montefoschi, “Il sistema uomo – Catastrofe e rinnovamento”, 1985, cit. pag. 11)



IL PECCATO CONTRO “IL TUTTO” Conosciamo tutti come finisce questa storia: e infine il Signore Iddio li scacciò dal giardino di Eden e “fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì” (Genesi III, 21)

Non è che ci vuole molto a ritrovare in tutta questa storia archetipica i concetti portanti del testo dei padri della psicoanalisi, la moderna scienza che tutto rende intelligibile e così operando tutto trasforma in senso evolutivo: proiezione, rimozione e inconscio.

Così la moderna scienza psicoanalitica si presenta, erede del movimento cristico che già a suo tempo aveva tentato di andare oltre l’ebraismo ovvero la coscienza adamica, quale nuova teoria e prassi evolutiva nel senso di redentiva dal peccato contro “il tutto”.

Adamo ed Eva si nascosero così a vicenda la loro reciproca differenza. E poichè Adamo e Eva erano contenuti in una sola persona, fu questa stessa persona che nascose a sé quell’altro da sé che in sé portava.
[...]
Adamo ed Eva cessarono di essere una sola persona. Eva diventò la donna che, identificata con la materia, restò l’oggetto della creazione e Adamo diventò l’uomo che, identificato con il soggetto creatore, volle ancora plasmarla, e più a suo uso e consumo che a sua immagine e somiglianza.
[...]
L’uomo, nel rimuovere immediatamente dalla sua coscienza appena nata la contraddizione che la sostanziava, rimosse anche da sé il femminile e quindi le sue origini e smarrì nell’oblio le sue radici.
[...]
L’uomo tornò a commettere quel peccato che il Dio signore che lo aveva creato aveva già commesso: il peccato contro “il tutto”.
(Silvia Montefoschi, “Il sistema uomo – Catastrofe e rinnovamento”, 1985, cit. pag. 11)



La scoperta del tabù universale dell’incesto quale legge dell’evoluzione della coscienza.

Il contributo da parte della psicoanalisi e più recentemente di Silvia Montefoschi alla chiarificazione del discorso sul fenomeno della coscienza riguarda la scoperta proprio da parte della psicoanalisi e messo in risalto proprio da Silvia Montefoschi e gli psicoanalisti suoi collaboratori della legge universale del tabù dell’incesto nella sua doppia formulazione sia come inviolabile sia come violabile.



Dalla coscienza virtuale alla coscienza semplice.

Legge che è stata estesa da Silvia Montefoschi e dal movimento del “Pensiero Uno” all’intera storia dell’universo in quanto la coscienza non è solo la coscienza umana ma come a suo tempo aveva riconosciuto lo stesso Teilhard de Chardin specialista in scienze della natura (vedi “Il pensiero di Teilhard de Chardin“), il fenomeno della coscienza è già presente nelle prime particelle agli inizi dei tempi sì che anche questa legge è la legge della dinamica che ha fatto e fa: e la storia evolutiva della coscienza e la storia evolutiva tutta dell’uni-verso. In questo senso negli scritti di Silvia Montefoschi si esplicita ancor più chiaramente come il fenomeno della coscienza non riguarda solo la coscienza umana ma nasce già terminata la fase della “coscienza virtuale” tipica dell’originario collabimento tra le particelle, pertanto instabili, di materia e antimateria che si stabilizza infine con la seconda fase della storia dell’evoluzione della coscienza che chiama “coscienza semplice”.



Dalla coscienza antinomica alla coscienza dialettica.

Le fasi che seguono e che fanno la storia evolutiva del fenomeno “coscienza” riguardano il passaggio evolutivo dalla coscienza antinomica nelle sue varianti sia estrovertita, che ha dato luogo alla cultura occidentale, sia alla sua variante introvertita che ha caratterizzato le culture dell’oriente, per addivenire infine alla coscienza dialettica.



Coscienza adamica e coscienza purusica

La coscienza antinomica rimane comunque sempre antinomica sia che si manifesti nella modalità introvertita o estrovertita, sia nella coscienza antinomica assolutamente introvertita o coscienza purusica(India) sia nella modalità della coscienza antinomica assolutamente estrovertita o coscienza adamica (Egitto, Grecia, Palestina).



Coscienza orfica, alchemica, cristica e giovannea

Sarà una nuova coscienza relativamente estrovertita o coscienza orfica(Egitto e Grecia che include anche Platone e il platonismo) che aprirà quel ramo evolutivo della coscienza possibile di un avvenire oltre la coscienza antinomica e che darà i suoi frutti evolvendosi prima nellacoscienza alchemica quale anticipazione della coscienza cristica e poi da questa si dipartirà la coscienza giovannea vero punto di arrivo della storia evolutiva del fenomeno coscienza che sarà anche il momento conclusivo di quella logica che ha fatto la storia evolutiva dell’universo tutto: la logica della separazione dell’essere uno in essere quale femminile di dio e coscienza di essere quale maschile di dio. Dio che poi altro non è che il Pensiero Uno che però ancora deve nascere alla piena coscienza di sè quale Uno e la nuova logica unitaria già raggiunta è proprio la logica di Dio.



Un po’ di preistoria della coscienza giovannea: la coscienza cristica

La Croce: si tratta sempre dell’antico albero della vita e della conoscenza. Quì inchiodato all’albero della conoscenza, oggetto del suo amore (“Fiat voluntas tua”) suo malgrado (“Eli Eli lamma sabactani”), è l’ultimo eroe e le sue ultime parole di commiato dal mondo sono il testamento e l’eredità del Cristo: le due punte più avanzate della storia evolutiva del femminile e del maschile di Dio, Maria e Giovanni.
Gesù allora, vedendo la Madre e li accanto a Lei il discepolo che Egli amava, disse alla Madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua Madre!”. E da quel momento il discepolo L’accolse nella sua casa” (Gv 19,26-27).


La Donna che vediamo ai piedi della croce è Miryam di Nazareth la madre del Cristo, il femminile di Dio, la croce stessa a cui l’Uomo è crocifisso è l’antico albero della conoscenza del giardino dell’Eden quale paradiso del passato che avrebbe dovuto far simili al Padre, l’albero della scienza quale frutto proibito. Questo stesso albero è anche la madre stessa poichè l’Uomo è il figlio della conoscenza. Egli però non è ancora tutt’uno con il Padre poichè la madre non è ancora stata riconosciuta pienamente quale “soggetto attivo” per questo egli è ancora lacerato dall’equivoco conoscitivo che vede inconciliabili l’amore per il Padre e l’amore per la Madre. Il Cristo pertanto è l’ultimo eroe.
L’Uomo che vediamo ai piedi della croce è l’Apostolo Giovanni, l’erede del progetto, dell’opera messianica di liberazione di Israele ch’egli incarnava, l’ultima staffetta maschile verso la fondazione del “Regno Umano”. Se il Cristo è il redentore dell’umanità che con la scienza ha tentato di usurpare il posto gerarchico del Padre che fissa la Legge una volta per tutte Giovanni è il redentore del Cristo stesso da questo secondo tentativa di un esemplare umano e pertanto finito di farsi tutt’uno con l’essere infinito. La vicenda narrata dal “Libro”, quella del cosiddetto “peccato originale” infatti non va letta in senso concretistico ma come un momento perdipiù necessario della storia dell’evoluzione della coscienza. In questo senso Gesù ripete le gesta di Adamo ed Eva in un secondo peccato originale facendosi egli, umano invece simile a Dio ma non contrapponendosi alla vecchia legge, pertanto la vicenda cristica è una elaborazione salvifica della dinamica edipica anche se non ancora conclusiva. In questo senso l’uomo ai piedi della croce, Giovanni, è il redentore del Cristo stesso, la sua resurrezione dalla morte in quanto ha riconosciuto nel Cristo il Padre stesso, per questo possiamo dire che solo per Giovanni Dio si è veramente incarnato e non ci stupisce affatto l’accusa delle comunità del cristianesimo primitivo più di orientamento gnostico, alla chiesa istituzionale che veniva formandosi, di aver ripristinato il vecchio e obsoleto monoteismo esteriore cioè concretistico tipico del vecchio ebraismo. Non c’è da meravigliarsi quindi che il mistero dell’incarnazione del Verbo fosse per Giovanni invece il cardine del suo insegnamento e del suo esempio o meglio come lui preferiva esprimersi: della sua testimonianza. Già Giovanni è oltre il mito dell’eroe, passo necessario per realizzare la “Coniunctio Finale”.
Le sette Chiese dell’Asia Minore
Genealogie Lilith la prima donna di Adamo non è altro da Eva bensì Eva nacque proprio dall’essersi arresa, si fa per dire, di Lilith per amore dell’evoluzione della vita ad Adamo. E’ così che nacque Eva da sua madre Lilith. Questa resa dette i suoi frutti nel tempo poichè da Eva nacque infine la Nuova Eva, la teologa ebraica e fondatrice del cristianesimo Myriam di Nazareth. Essa infatti con il suo amore trasformò in sè l’obsoleto dio terribile Javhè che poi era il dio-padrone di Eva e da questo amore-trasformazione reciproca (Immacolata Concezione) nacque il nuovo maschile Jeshua di Nazareth che poi era ed è il maschile di Myriam quale sua proiezione fuori di sè del suo stesso maschile interiore (il suo “animus” direbbe Jung) che si incarnò nel “Figlio di Dio”.
Chi è allora Giovanni Evangelista? Giovanni Evangelista è lo stesso Rabbi di Nazareth che una volta consumato il corpo materiale continuò la sua vita in Giovanni sì che Gesù e Giovanni sono una sola persona in quanto Giovanni si è riconosciuto pienamente nel Rabbi di Nazareth. Una sola persona, quella stessa persona destinata a portare a compimento l’ultimo percorso del processo evolutivo della vita oltre Gesù stesso, oltre Giovanni Evangelista stesso.
E Gesù rispose: “Se io voglio che egli rimanga fino al mio ritorno, che importa a te?
(Evangelo secondo Giovanni XXI, 22, 23, 24)

ARCHEOLOGIA e PARAPSICOLOGIA: ricerche congiunte. Alla fine del secolo scorso si diede inizio ad alcune ricerche archeologiche condotte sulla base delle visioni della stigmatizzata monaca agostiniana Anna Katharina Emmerick (1774 - 1824). Queste infine hanno permesso il ritrovamento a circa 9 km a sud di Efeso della casa dove sarebbero vissuti e l'Apostolo Giovanni e la più famosa dei giovannei oltre che fondatrice dello stesso movimento cristico: la teologa Myriam di Nazareth madre del Rabbi Jeschua di Nazareth, soprannominata per questa maternità Theotokos e affidata già a Gerusalemme dallo stesso Rabbi all'apostolo "che più amava". Gesto simbolico questo che va al di là di una lettura puramente concretistica, si trattava infatti del testamento e dell'eredità del Cristo, il Messia e discendente del Re Davide, il liberatore come era stato profetizzato, nonchè del mandato e della missione dell'apostolo immortale: la cura e l'ulteriore emancipazione del femminile di Dio.

Dalle Sette Chiese dell’Asia Minore a GiovanniSilvia passando per la Psicoanalisi (Silvia Montefoschi)
Ho deciso di iniziare questa pagina che reca in cima a caratteri cubitali il nome di Silvia Montefoschi, invece proprio con una prima sezione dedicata alle “sette chiese dell’Asia Minore”: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea.
E sempre con il pensiero rivolto ai giovannei terminerò questo documento dedicato alla grande impresa, proprio da loro accellerata, che porrà fine alla frammentazione dell’Essere Uno nei tanti particolari, cioè la storia dell’uni-verso.
Questo anche per prendere distanza da ogni possibile deriva interpretativa che quì si tratti di un ennesimo culto della personalità che non c’è, nè di Giovanni nè di Silvia .
Giovanni infatti è tutt’uno con i giovannei, passati alla storia come “le sette chiese dell’Asia Minore”, infatti è nella coriflessione con costoro che si è formato il suo stesso pensiero ontologico sì che i giovannei sono Giovanni stesso.
Ugualmente anche il pensiero psicoanalitico-ontologico di Silvia Montefoschi si è formato lentamente grazie alla coriflessione con tutti coloro che con lei hanno partecipato negli anni ad avvicinarsi sempre più all’incontro finale con Giovanni e i giovannei quale ultima Coniunctio.
La stessa Silvia Montefoschi infatti altro non è che un prodotto del loro lavoro: il femminile di Giovanni che Giovanni stesso ha concepito nella sua mente e che quindi non poteva non incarnarsi in una donna concreta e reale sì che Giovanni e Silvia sono le due persone di quella che è l’ Unica Persona.
Tutto questo discorso semplicemente per dire che nessuno dei due può ritenersi il proprietario dell’Ultimo Pensiero in quanto tale Ultimo Pensiero cioè il Pensiero Uno si dà in natura, quale momento necessario dell’unico processo evolutivo ed individuativo, poichè ad individuarsi è sempre e solo l’uni-verso nella sua totalità e non tizio, caio o sempronio.
Come si vedrà nel corso dello svolgersi di questo scritto, le persone sono tante e pur con nomi sempre diversi sono tutte ugualmente GiovanniSilvia:
L’Amore
che Ama
l’Amore.

E del resto chi è che è andato in soccorso della stessa Silvia Montefoschi nei momenti da lei vissuti di grande difficoltà lungo il periglioso viaggio individuativo preparando così l’incontro con Gesù-Giovanni?
Mi trovavo nell’antro dell’orca che mi voleva divorare, mentre la Voce diceva che mi sarei salvata nel pronunciare i nomi delle sette chiese che erano anche le sette stelle dell’Orsa Maggiore.
( “L’essere vero – testimonianza di Silvia Montefoschi”,1988, parte prima “Il Vivente” pag.24)

Cosa dire quindi ancora sull’autore del discorso di cui quì si tratta e per dissipare ancora ogni possibilità di equivoco per addivenire ad un corretto intendimento di tali scritti, se non riproporre quanto è stato riprodotto nella prima pagina dell’Opera Omnia di Silvia Montefoschi?
Il vero autore
di tutta l’opera
è
GiovanniSilvia
l’amore che ama l’amore
fattosi infine
consapevole di sè
quale sola persona
nelle due persone
di
Giovanni di Zebedeo
che è stato sulla Terra
all’inizio del primo millennio
e
Silvia Montefoschi
ancora presente sulla Terra
alla fine
del secondo millennio.
Essere – Verbo – Soggetto
Così [...] il “Verbo”, che è poi il “Soggetto”, arriva infine a dire di se stesso, senza più declinarsi nell’ “oggetto”.
(“Il principio cosmico o del tabù dell’incesto – Storia della preistoria del verbo”, 1987, pag. 261, di Silvia Montefoschi con la collaborazione del “Laboratorio Ricerche Evolutive ‘Silvia Montefoschi’” di Genova)

Con queste parole che concludono l’ultima pagina dell’opera citata si chiude, per così dire, lo sprint finale del “Pensiero Uno” che raggiunge così infine la piena consapevolezza di sè nel percorso evolutivo di Silvia Montefoschi e di coloro che con lei hanno collaborato a questa sorta di alchemica Opus Magnum quale nuovo discorso e per certi aspetti, nuovo discorso inascoltabile e inaccettabile, date le resistenze del soggetto riflessivo ancora individuale che si muove, agisce e pensa ancora nell’ambito della vecchia logica della separazione.
Nuovo discorso quale nuovo filone aurifero che aveva avuto i suoi moderni inizi proprio con Sigmund Freud e il movimento che da lui ebbe inizio, teso a fare, in un’epoca scientista e positivista, proprio del sogno una scienza affrancandolo infine anche da finalità terapeutiche.
Quest’ultima tappa finale di quell’antico percorso era iniziata a Milano nel 1977 con i gruppi di lavoro psicoanalitici che alla psicoanalista, allora ancora conosciuta come junghiana, facevano riferimento e che si espresse proprio in quell’anno con “L’uno e l’altro – Interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico”.
Con quelle parole si chiude così, dieci anni dopo, un percorso testimoniato da scritti costellati di messaggi provenienti dall’inconscio universale e accolti alla luce della riflessione in “Dialettica dell’inconscio” (1980), “Aldilà del tabù dell’incesto – Psicoanalisi e conoscenza” (1984), “Il sistema uomo – Catastrofe e rinnovamento” (1985), “Essere nell’essere” (1986) fino a “La coscienza dell’uomo e il destino dell’universo” che preparano il discorso più sintetico ancora e conclusivo di “Storia della preistoria del Verbo” (1987).
Messaggi provenienti da una moltitudine variegata di individui che come in un coro convergono sincronisticamente in un unico discorso coerente e radicale che oltre ad indicare la necessità di superare il vincolo all’egoriferimento e all’antroporiferimento quali pregiudizi della ormai obsoleta logica della separazione non più attuale rispetto al “vero progresso” evolutivo, annunciano l’apocalisse finale simultaneamente quale Rivelazione e avvento di un nuovo Natale dove chi nasce questa volta è l’Unico Individuo Duale che tutti ci “comprende” essendo noi stessi nella nostra vera essenza sociale, cioè “la Persona stessa della Relazione”.
In quelle parole che concludono “Storia della preistoria del Verbo” si allude così alla fine della preistoria che riprende il discorso fatto dalle versioni precedenti dell’apocalisse quale fine della storia.
Così infine finisce questa storia: la storia dell’uni-verso, la storia della Relazione e finisce con l’Apocalisse finale, termine greco che tradotto significa “Rivelazione” e in effetti la rivoluzione logica è proprio e semplicemente una rivelazione ma dalle conseguenze radicali per il sistema conoscitivo ancora strutturato aldilà delle molteplici varianti sempre e comunque sulla base della logica della separazione quale comun denominatore delle molteplici prospettive di pensiero che tale logica permea.
Ma andiamo per gradi in questo racconto enunciando i fatti accaduti: i veri eventi della grande e ultima rivoluzione logica.
L’ontologia giovannea: l’origine e il progetto

Έν άρχή ήν ό λόγος,
καί ό λόγος ήν πρός τόν θεόν,
καί θεός ήν ό λόγος.

  
“In principio era il Pensiero (il Logos, il Verbo),
e il Dio era il Pensiero”
e il Pensiero era presso il Dio

(Evangelo di Giovanni 1,1)


La potenzialità e l’atto
In principio era l’intenzione
l’intenzione di esserci dell’essere
quale amore per sé delll’essere stesso
E se l’intenzione “era” in principio
l’essere era l’intenzione
e in principio era l’amore
L’amore della potenzialità
per la sua attuazione
e quindi per l’atto
da cui desidera essere attuata
e l’amore dell’atto
per la sua realizzazione
e quindi per la potenzialità
che desidera attuare
Ma la potenzialità non è
se non
potenzialità dell’atto
e l’atto non è
se non
attuazione della potenzialità
La potenzialità e l’atto
si davano perciò
prima che l’essere
si desse nel suo esserci
come due enti tra loro non distinti
nell’unico ente
che era l’amore
quale principio
di tutto ciò che è
Ma l’amore è l’amare di colui
che ama colui che ama
sì che
perché si dia l’amore
occorre essere in due
L’amore allora
per amarsi
pose sé fuori di sé
e nel vedersi così
nei due amanti
che portava in sè
li distinse l’uno dall’altro
li separò
e si amò nel loro amarsi
L’uno si fece così due

(Silvia Montefoschi, “La glorificazione del vivente nell’intersoggettività tra l’uno e l’altro”, 1995, cit. pag. 17, “Prologo”)




E l’uni-verso nacque quando Dio (il Riflettente) si separò dal Verbo (ciò che viene Riflesso).
Il Papiro 66 datato attorno all'anno 200 è a tutt'oggi il reperto più antico del "Prologo" o "Inno al Logos" del Vangelo di Giovanni.

Il punto di arrivo: la visione unitaria dell’essere
E la psicoanalisi svelando l’unitarietà di tutti gli ambiti dello scibile, è arrivata alla visione unitaria dell’essere.
(Silvia Montefoschi, 2006, “L’ultimo tratto di percorso del Pensiero Uno – Escursione nella filosofia del XX secolo“)

Un avvenire per la Relazione


- Freud Jung Montefoschi -

Ecco come inizia la storia che stiamo per raccontarvi, la storia della psicoanalisi: tutto inizia nel 1895 quando uno sconosciuto medico viennese specialista in neurologia immaginando scherzosamente una lapide commemorativa dell’evento che avrebbe dato inizio all’impresa giunta fino a noi e che va oltre, scriveva in una lettera ad un amico anch’egli medico:
In questa casa il 24 luglio 1895
al dottor Sigmund Freud
si svelò il segreto del sogno.

 Nel 1899 viene data alle stampe “L’interpretazione dei sogni” un testo fondamentale della vasta bibliografia di Sigmund Freud che rappresenta anche il punto di arrivo della sua autoanalisi iniziata anni prima e che inaugura così una nuova e moderna via di conoscenza.
Di questo libro, pietra miliare della storia del movimento psicoanalitico, così Freud scriveva:
Durante i lunghi anni in cui mi sono occupato dei problemi delle nevrosi, sono stato spesso assalito da dubbi e talvolta scosso nelle mie convinzioni. Ma ogni volta “L’interpretazione dei sogni” mi restituiva la certezza.
(Sigmund Freud – Prefazione alla II edizione de L’interpretazione dei sogni)

Ritorneranno i dubbi ma Freud conoscerà adesso la strada maestra per muoversi verso il raggiungimento della vera scienza.
Si tratta di una teoria del sogno nella quale lentamente prendono forma i concetti fondamentali della psicoanalisi: l’inconscio, la libido,proiezione (transfert) e rimozione: è così che all’insaputa degli stessi protagonisti delle vicende, la crisi del “Pensiero Uno” apertasi con il dopo Hegel muove velocemente i passi verso una sua soluzione.


Jung
Il grande passo che Jung fa compiere alla psicoanalisi consiste nel fatto che [...] egli ci addita che la conoscenza è un fatto relazionale e, poichè è l’amore ciò che nella relazione muove l’Io verso il Tu, di conseguenza ci suggerisce che la tensione erotica e la tensione conoscitiva sono in realtà una sola cosa: appunto, la tensione erotico/conoscitiva.
(“Alle soglie dell’infinito – L’ultimo pensarsi del pensiero” di Mario Mencarini e Giorgia Moretti , 1995)


L’interpretazione dei sogni dopo Jung
Anche il sogno è considerato all’interno della problematica dei contrari. Esso non è come per la psicoanalisi [freudiana], l’espressione deformata di un desiderio rimosso, bensì la descrizione , mediante linguaggio simbolico, della situazione inconscia in rapporto a quella conscia del sognatore. In questo senso il sogno ha una funzione compensatoria, quando rivela all’individuo l’atteggiamento mancante o antitetico alla coscienza, e una funzione prospettica quando addita la possibile soluzione di un conflitto. Il sogno viene quindi interpretato sia in senso causalistico, in quanto determinato dalla situazione conscia dell’individuo, sia in senso finalistico, in quanto tende a modificare la stessa situazione conscia; sia sul piano oggettivo, quale riferimento a personaggi e vicende reali della vita del sognatore, sia sul piano soggettivo, quale raffigurazione di elementi psichici e vicende interiori del medesimo; e infine sia sul piano dell’incoscio personale, sia sul piano dell’inconscio collettivo, in quanto una problematica personale, nel momento in cui coincide con una problematica universalmente umana, può esprimersi nel sogno o con simboli esplicitamente archetipici, o con siboli attinenti alla realtà quotidiana del soggetto, ma che si muovono entro motivi mitici.
(Brano tratto dalla voce “Psicologia analitica” dell’Enciclopedia Europea Garzanti IX vol. curata da Silvia Montefoschi e Francesco Ruffini, 1984)


L’ultima staffetta in Psicoanalisi: Jung-Montefoschi
Preciso quì in anticipo riguardo ad alcune affermazioni che seguiranno – il passaggio delle consegne da Freud a Jung e poi tramite Bernhard a Silvia Montefoschi – che questa mia interpretazione della storia della psicoanalisi non dovrebbe meravigliare più di tanto il lettore ben informato sulle vicende e le teorie psicoanalitiche – la teoria della libido e della dinamica incestuosa ossia il tabù dell’incesto e il mito di edipoche sono centrali nel pensiero psicoanalitico – il quale si renderà conto da solo se le cose non stanno veramente così come io le presento e che la mia lettura comunque regge in quanto supportata, se non dalle soggettività dei singoli, dallo svolgersi dei fatti stessi che mostrano muoversi verso il manifestarsi alla coscienza di sè di “Colui che è” come veniva chiamato dalla più antica tradizione monoteista, ovvero quell’Unico Individuo ancora da venire che è il senso quale direzione del processo di individuazione. Processo di individuazione che non può che essere un processo di individuazione universale quale metamorfosi dell’uni-verso tutto nel suo complesso che, potremmo dire con una imagine eloquente, varca finalmente la soglia del decimo mese di gestazione svegliandosi così e infine dal sogno collettivo che tutti facciamo da svegli dopo i sogni notturni. Risveglio in cui consta nel concreto la realtà apocalittica quale rivelazione e quindi manifestazione della realtà vera oltre il sogno della storia delle vicende singolari, collettive e universali.
Non intendo quindi soffermarmi più di tanto sulle possibili obiezioni di chi non coglie la verticalità della vicenda psicoanalitica: i passaggi logici del ragionamento che sottendono questa costruzione storica vedono l’albero della conoscenza psicoanalitica come la punta più avanzata dell’unico albero della conoscenza vegetale, animale, culturale.
Per adesso basti dire che nella lettura del desiderio incestuoso e la conseguente vicenda edipica quali paradigmi universali, da Freud a Jung c’è un salto pur nella continuità, che potremmo esprimere con questa frase: dalla scoperta del tabù dell’incesto quale fatto universale e fondativo al compimento simbolico dell’incesto.
Ugualmente pur nella continuità vì è un altro salto qualitativamente rilevante da Jung a Montefoschi approposito del tipo di rapporto da considerarsi evolutivamente auspicabile con l’Archetipo della Coniunctiorivelatosi infine l’unico e ultimo archetipo ancora vivente.
C’è quindi una continuità di discorso dalla prima formulazione della problematica incestuosa elaborata da Freud all’ultima formulazione datane da Montefoschi. Sviluppare questo percorso storico della teoria ci porterebbe a parlare in primo luogo del timore della psicosi sempre temuta da Jung a partire proprio dal suo sofferto abbandono di Freud e del resto del movimento psicoanalitico; del suo continuo ribadire la necessità di mai farsi tutt’uno con l’archetipo che avrebbe a suo dire inflazionato l’Io facendogli così smarrire il senso della realtà. Infine va fatta chiarezza senza ambiguità che potrebbero indurre a confusioni, su quella che è la diversità tra la concezione dell’anima in Jung e Montefoschi per la quale invece l’anima pur chiamandola anche “funzione animica” quale funzione del Pensiero è una Donna o Uomo reali e concreti. Detto in altri termini: la realtà dell’anima per l’uomo coincide con la donna concreta, la donna reale e quest’ultima quindi non è una mera proiezione tanto da indurre Freud soprattutto a trattare l’amore alla stregua di una affezione morbosa da cui liberare la relazione per giungere ad una maggiore lucidità. Nella stessa maniera la realtà del transfert non è quella di essere una proiezione più o meno fondata del paziente sull’analista ma quella di essere la realtà dell’interdipendenza e il cambiamento non avviene grazie all’empatia ma grazie all’intersoggettività che è simultaneamente obbedienza ai due opposti articoli di legge del tabù dell’incesto: “io sono te e tu sei me anche se tu sei tu ed io sono soltanto io”. Non sono quindi dei contenuti che si proiettano ma un modello relazionale. quello dell’interdipendenza. In tutta l’elaborazione psicoanalitica di Montefoschi a differenza di altre impostazioni non è l’empatia bensì l’intersoggettività quale nuovo modello relazionale che vi gioca un ruolo fondamentale in quanto l’intersoggettività a differenza dell’interdipendenza concilia in sè senza compromesso alcuno e senza sacrificio alcuno che non sia quello dell’immediatezza, sia le istanze di libertà che le istanze di socialità impedendo che queste prendano la via della nevrosi o della psicosi, dell’isteria dell’amore o dell’ossessività della ragione.
Per quanto riguarda i timori di Jung di uno slittamento nella psicosi della dinamica incestuosa, la critica sviluppata dal nuovo movimento del Pensiero Uno, erede ma già oltre il vecchio movimento psicoanalitico, critica che chiamiamo per precisarne la sua natura “critica radicale del soggetto riflessivo individuale”, presuppone proprio il farsi tutt’uno con il Pensiero Uno, quale “Logos che era in principio che era presso Dio e che era Dio” morendo così alla vecchia identità ancora individuale che poi significa non rimuovere ma molto più semplicemente misconoscere la propria storia personale, collettiva e financo universale per riconoscersi interamente nella Relazione. E nessuno ha mai saputo cos’è veramente la relazione se non proprio la psicoanalisi che della relazione è teoria e prassi trasformativa: la scienza.

Il gruppo dei medici-pionieri della psicoanalisi al Congresso Internazionale del 1911. Al centro il dottor Sigmund Freud e il dottor Carl Gustav Jung.



Silvia Montefoschi da biologa a continuatrice di Freud e Jung

Dopo l’ulteriore sviluppo delle primitive e pulsionali teorizzazioni psicoanalitiche freudiane in un senso più relazionale da parte di Carl Gustav Jung psichiatra e direttore del manicomio di Zurigo, dato da tutti come il delfino e successore di Freud per la sua vicinanza al padre della psicoanalisi e l’alta considerazione di cui lo psicoanalista “cristiano” godeva a Vienna, un allievo di Jung, il dottor Ernst Bernhard che invece era di origini ebraiche come lo stesso Sigmund Freud, da Berlino sua città natale dove si era specializzato in pediatria giunge a Roma per consegnare il testimone della staffetta psicoanalitica ad una studentessa in biologia e genetica la quale fino a qualche anno prima perseguiva solo la via della religione a partire da una esperienza mistica avuta nel corso dell’adolescenza e nella quale Giovanni Evangelista vi aveva svolto un ruolo fondamentale.
Allora appena terminati gli studi di medicina all’università di Roma, grazie ad una borsa di studio si trovava a condurre delle ricerche biologiche all’università di Napoli con il professor Montalenti eminente scienziato evoluzionista ma dopo essersi imbattuta nelle opere sia di Freud che di Jung si era rivolta a Bernhard per meglio fare suo questo nuovo metodo di indagine del mondo interiore poichè aveva intuito invece che era proprio quella l’unica via di conoscenza che avrebbe avuto un avvenire scientifico: già infatti aveva colto l’ingenuità epistemologica del vecchio metodo scientifico.
E’ così che prende avvio una consapevolezza nuova nata dalla psicoanalisi ma oltre la psicoanalisi: il “Pensiero Uno”.


Silvia Montefoschi
Silvia Montefoschi psicoanalista di formazione junghiana tra i principali protagonisti della storia della psicoanalisi in Italia è il massimo esponente a livello mondiale del “Pensiero Uno” corrente filosofica contemporanea.
Nata a Roma nel 1926, dopo la laurea in medicina e in biologia inizia un percorso di formazione come psicoanalista con il dottor Ernst Bernhard(Berlino 1896 – Roma 1965), medico psicoanalista a sua volta allievo sia del dottor Sigmund Freud e poi del dottor Carl Gustav Jung. Percorso che la porterà ad essere tra i fondatori dell’AIPA (Associazione italiana Psicologia Analitica) lavorando sin dagli esordi per una unitaria ricomposizione dialettica delle principali correnti della psicologia del profondo: freudianaadlerianajunghiana.
A partire da “L’uno e l’altro. Interdipenza e intersoggettività nella relazione psicoanalitica” del 1977 fino a”L’ultimo tratto di percorso del Pensiero Uno. Escursione nella filosofia del XX secolo” del 2006, i suoi scritti vertono principalmente sull’esplicitazione dei fondamenti epistemologici della prassi psicoanalitica evidenziando in maniera quanto mai radicale il significato storico evolutivo dell’impresa psicoanalitica che si fonda proprio sulla scoperta della legge del tabù dell’incesto quale legge universale e sul significato che questa scoperta ha rappresentato per un’accelerazione del processo evolutivo nella direzione della nascita di una nuova umanità quale “avvento del regno specificamente umano”.
L’aver visto la dinamica del tabù dell’incesto nella sua doppia formulazione come violabile e inviolabile ad un tempo costituisce il vero nucleo e la novità del pensiero psicoanalitico. Questo evento che poi è la psicoanalisi stessa viene letto da Silvia Montefoschi come dinamica conoscitiva e considerata come teoria della conoscenza e dell’evoluzione, in questo dimostrandosi fedele al dato di fatto che la dinamica del tabù dell’incesto è sempre stata quella teoria della conoscenza che la psicoanalisi, sin dal suo primo nascere con Freud, porta con sè.


Silvia Montefoschi – documenti in rete

La nuova logica dell’Uno capolinea della via psicoanalitica
Solo quando la percezione dell’unione delle presenze pensanti uscirà dal chiuso di una esperienza personale, anche se fatta nella dualità della coppia dialogante, e si darà non più frammentata nei tanti incontri duali tra loro separati dallo spazio e dal tempo, si realizzerà un punto di vista ancora superiore dal quale si vede che l’essere tutto non è se non relazione.
Punto di vista questo che si dà ponendoci noi stessi oltre l’universo e che si realizzerà quando arriveremo a riconoscere la nostra identità solamente nella nostra presenza pensante; e ciò faremo superando la coazione a ripetere della percezione sensoriale, che ci costringe ancora nel limite della forma corporea materiale, forma questa che ci mantiene inevitabilmente separati, nel reciproco vederci ognuno oggetto della visione dell’altro come illusoriamente ci attesta il senso della vista.
E ciò che ci farà raggiungere questo estremo punto di vista del pensiero è ancora il lavoro che dobbiamo fare nel contenere la coazione a ripetersi della logica formale, e quindi nel continuare a esercitare la forza di volontà e vietarci, grazie alla costante vigilanza della presenza riflessiva, di aderire alla immediatezza verbale, che riconferma l’immediatezza del pensare giudicante, fondato radicalmente su la separazione dei contrari (come il vero e il falso, il bene e il male), in quanto già di per sè separa colui che giudica da quanto viene giudicato.
E solo nel perseverare in questo faticoso esercizio del mantenere costantemente vigile la presenza riflessiva, noi vediamo anzitutto il nostro ricadere nella logica della separazione e quindi il suo non essere più coerente con la visione unitaria, che sappiamo viceversa essere l’unica veritiera, solo così facendo noi operiamo ai fini che avvenga lo svelamento, nella percezione della nostra stessa realtà vivente, della logica dell’uno tutt’uno con l’uno che non può dire di sè se non è cio che è.
(Brano tratto da pag.61 di “L’avvento del regno specificamente umano” di Silvia Montefoschi, 2004)


Antologie

I vari livelli evolutivi di volta in volta prima raggiunti e poi stabilizzati dalla storia della coscienza universale: Coscienza Semplice, Autocoscienza, Soggetto Riflessivo Individuale. Soggetto Riflessivo Super-Individuale, Soggetto Super Riflessivo. Soggetto Super riflessivo che è anche il Soggetto Pensante Ultimo fino ad arrivare infine al Soggetto Pensante Unico che è l’unione stabilizzata di tutti i Soggetti Super Riflessivi di tutto l’universo e quindi di tutti coloro, che poi sono "coloro che sono", i quali pertanto sono in grado di trascendere il vissuto della propria soggettività come soggettività individuale per riconoscersi nel processo evolutivo del pensiero quale soggettività universale, passo necessario e propedeutico affinchè si possa dare per la prima volta nella storia dell’evoluzione della vita, e finalmente, la vita infinita, vale a dire che quella vita di cui le religioni hanno tanto parlato intuendola più o meno vagamente, la cosiddetta vita eterna, finalmente diverrà realtà concreta. Non che ci sarà un’altra vita ma sarà questa stessa vita che continuerà. La vita finita infatti non può che rimanere la vita finita proprio perchè è finita, sarà invece quella che già adesso è la vita infinità che continuerà ad essere la vita infinita.Per quanto riguarda invece il lavoro che ancora ci separa da quell’evento finale resta il fatto che il vero salto evolutivo è stato il superamento definitivo del Soggetto Riflessivo Individuale (SRI nello schema grafico) in cui consta l’ultima mutazione favorita e innescata sincronisticamente dalla nascita e dallo sviluppo della via di conoscenza psicoanalitica che ha avuto i suoi inizi con il 1895 a Vienna in Europa quale continuazione ad un più alto livello di consapevolezza sempre di quella stessa via di conoscenza cristica iniziata circa 2000 anni prima, a Nazareth in Israele,


Bibliografia completa degli scritti di Silvia Montefoschi
  • ”E fu una pioggia di stelle sul mio viso” [Poesie] (1952)
  • “Il problema dei contrari nella psicologia di Jung” (1962)
  • “La concezione di Jung sulla schizofrenia” (1963)
  • “Contributo al problema dell’identificazione con la madre” (1963)
  • “Questioni di psicologia femminile” (1964)
  • “Un tentativo di integrazione metodologica dei principali indirizzi della psicologia del profondo” (1964)
  • “Il simbolo dell’aldilà nella psicologia junghiana” (1968)
  • “La dialettica dell’sistenza nella mitologia greca” (1968)
  • “Al di là del principio di autorità. La concezione antropologica di C.G.Jung”(1968)
  • “Psicoterapia della famiglia. Scienza o politica?” (1968)
  • “Il mito del femminile” (1976)
  • “Sulla famiglia” (1977)
    ————
  • ”L’uno e l’altro. Interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico” (1977)
  • “Ruolo materno e identità personale. A proposito di movimento delle donne e psicoanalisi” (1978)
  • “Verso la fine dell’Edipo?” (1979)
  • ”Oltre il confine della persona” (1979)
  • ”La dialettica dell’inconscio” (1980)
  • “L’equivoco del nutrimento” (1981)
  • ”Al di là del tabù dell’incesto. Psicoanalisi e conoscenza” (1982)
  • “Jung oltre Freud” (1982)
  • “Eva e Sofia” (1982)
  • “Ludwig Wittgenstein e la rivoluzione epistemologica” (1983)
  • “Ludwig Wittgenstein: il lunguaggio come fondamento del sociale”(1983)
  • “La vita è conoscenza. Funzione etica e strutturante del culturale nel processo traformativo della persona” (1984)
  • “La felicità come rapporto con l’universale” (1984)
  • ”Il primo dirsi dell’essere nella parola: i miti cosmo-antropogonici. Le diverse visioni della coscienza antinomica” (1984)
  • ”Psicoanalisi e dialettica del reale” (1984)
  • ”C.G. Jung: un pensiero in divenire” (1985)
  • ”Il sistema uomo. Catastrofe e rinnovamento” (1985)
  • “L’anima e l’ombra” (1986)
    ————
  • ”Essere nell’essere” (1986) di Silvia Montefoschi con la partecipazione di Adriano Alloisio, Franco Colombo, Ada Cortese, Francesco E. Pennisi.
  • ”La coscienza dell’uomo e il destino dell’universo” (1986) di Silvia Montefoschi con la partecipazione di Franco Colombo, Carlo Bottello e Ada Cortese
  • ”Il principio cosmico o del tabù dell’incesto. Storia della preistoria del verbo” (1987) di Silvia Montefoschi con la partecipazione del “Laboratorio Ricerche Evolutive Silvia Montefoschi” di Genova
  • ”Il vivente” (1988)
    ————
  • ”La glorificazione del vivente nell’intersoggettività tra l’uno e l’altro”[Opera poetico-filosofica con 23 disegni dell'autrice] (1995)
  • ”L’essere vero – Testimonianza di Silvia Montefoschi” (1996) [contiene i seguenti scritti: "La rivoluzione radicale del reale", "Storia dell'ultimo brano della storia universale: la psicoanalisi", "Scherzo in attesa della fine del mondo - 1. Preludio 2. Scherzo 3. Finale", "Il duetto dell'Uno"]
  • ”Il regno del figlio dell’uomo” (1997)
  • ‘Dall’uno all’Uno oltre l’universo” (1997) di Silvia Montefoschi con la partecipazione di Massimo Marasco e Nicolò Repetto
  • ”La storia vera dell’amore ovvero la vera storia di Dio – Come fu che dio divenne l’uomo e l’uomo divenne dio” [Opera in due atti - Soggetto e sceneggiatura di Silvia Montefoschi, musica di Giuseppe Lo Forte] (1998)
  • ”Il bacio di dio” (2000)
  • ”Lucifero dinamica divina”[Opera in due atti - Soggetto e sceneggiatura di Silvia Montefoschi, musica di Giuseppe Lo Forte] (2000)
  • ”Così oggi dio si racconta” (2001)
  • ”Il breviario dell”amore” (2002) di Silvia Montefoschi e Massimo Marasco
    ————
  • ”L’avvento del regno specificamente umano. Visione sistematica degli stati di coscienza umana nell’attuale momento storico traversato dall’ultima mutazione” (2004)
  • ”La storia di colui che è narrata in coloro che sono” (2005) di Silvia Montefoschi e Massimo Marasco
  • ”Oltre l’Omega” (2006) di Silvia Montefoschi e Massimo Marasco
  • ”L’ultimo tratto di percorso del Pensiero Uno. Escursione nella filosofia del XX secolo” (2006) di Silvia Montefoschi con la partecipazione di Vilma Sarbia e Nicolò Repetto


La nuova edizione delle opere complete
Un evento significativo nel panorama editoriale è la notizia che le opere complete di Silvia Montefoschi sono in corso di ristampa presso Zephyro Edizioni.


Questo è il progetto editoriale che vede già pubblicati i primi tre volumi:
  • ” Opere 1 – Il senso della psicoanalisi. Da Freud a Jung e oltre” (2004)
  • ” Opere 2* – L’evoluzione della coscienza. Dal sistema uomo al sistema cosmico” (2006)
  • ” Opere 2** – L’evoluzione della coscienza. Dal sistema uomo al sistema cosmico” (2008)
  • ” Opere 3 – Il tabù dell’incesto e la storia dell’universo
  • ” Opere 4 – Il femminile, la coniunctio e il Vivente
Un’anteprima della nuova edizione dell’Opera Omnia di Silvia Montefoschi è pure online con:
Ulteriori note bibliografiche:
Volendo usare un criterio di periodizzazione bibliografico parallelo alla biografia dell’autrice possiamo così suddividere la copiosa bibliografia:
La via della psicoanalisi quale continuazione della via della religione:
  1. Comprende le poesie del 1952 scritte a Napoli dove frequentava i corsi di genetica del professor Montalenti noto biologo di chiara fede materialista ed evoluzionsta. Diversamente l’autrice fu condotta agli studi di medicina e biologia proprio da una esperienza mistica avuta nel corso del suo perseguire la via della religione fin dall’infanzia.
  2. L’esperienza: gli scritti relativi al periodo in cui l’autrice è impegnata nella quotidiana prassi psicoanalitica fino al 1977.
  3. La teoria: l’elaborazione del Pensiero Uno. Comprende gli scritti a partire da “L’uno e l’altro. Interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico” (1977) fino a “Il principio cosmico” (1987)
  4. Il compimento della via di conoscenza psicoanalitica e la nascita del “Pensiero Uno”.
           Comprende il testo “Il Vivente – Testimonianza di Silvia Montefoschi” (1988) 
      5, L’attesa della nascita di Dio quale ultimo e unico essere vivente:
  • Comprende tutti gli “scritti dell’attesa”: dopo sette anni di silenzio il Pensiero Uno riprende a dire di sè ma questa volta nel linguaggio poetico, narrativo e teatrale. Questo periodo comprende gli scritti dal 1995 fino al 2000 più pochi altri scritti poetici degli anni seguenti.
  • Le opere di saggistica del 2004-2006. Con il 2004 “L’avvento del regno specificamente umano” precisa tutto il discorso sulla mutazione avvenuta che ha realizzato il trapasso del Soggetto Uno nel nuovo Soggetto Super-Riflessivo e come la stessa fenomenologia sintomatica muti di senso a seconda del contesto in cui si situa: prima o dopo l’avvenuta mutazione quale deficienza o eccesso di riflessività rispetto alla norma rappresentata dal precedente Soggetto Riflessivo Individuale che ha fatto tutta la storia umana fino ad oggi. Infine l’ultimissima opera ”L’ultimo tratto di percorso del Pensiero Uno. Escursione nella filosofia del XX secolo” (2006) si presenta come un lavoro sulla storia del Pensiero Uno a partire dalla sua grande crisi costituito dal “dopo Hegel” (1831, data della morte di Hegel ) fino al superamento definitivo di questa crisi (1988, data di pubblicaziione di “Il Vivente”).
  • Questo testo insieme a ”Psicoanalisi e dialettica del reale” (1984), dove tratta anche altri autori quì non presenti del panorama filosofico del “dopo Hegel” e della “crisi del pensiero uno” che lo contraddistingue, delineano complessivamente una storia della filosofia contemporanea a partire dalla megasintesi filosofica di Hegel (1770-1831) fino ai nostri giorni, coerente con la prospettiva del Pensiero Uno.



A partire in particolare dal 1980 il discorso dell’inconscio si farà ancor più radicale denunciando l’antroporiferimento come vera radice dell’egoriferimento.
La via oltre l’uni-verso sarà così tracciata.
Intersoggettività
- un concetto cardine del Pensiero Uno -
In principio era il discorso (logos)
(Giovanni il Teologo nel “Prologo” del “Vangelo secondo Giovanni”)
In principio era la relazione
(Martin Buber “Ich und Du”, Io e tu”,1923)
In principio era l’intersoggettività
(Silvia Montefoschi)
Relazione e Libertà
Se cerco di cogliere sul piano esperienziale il fenomeno intersoggettivo che io assumo come parametro, strumento e finalità del mio interagire col paziente, devo dire che esso si rivela a me come la feli ce condizione dell’esistere con l’altro senza bisogni. Se però analizzo questa condizione mi accorgo che essa si fonda sul soddisfacimento di due bisogni che le sono essenziali; quello che l’altro ci sia, in quanto è grazie all’esserci dell’altro che io mi mani festo come esistente e mi riconosco, e quello che io ci sia in libertà, poiché mi riconosco solo se sono libera di dirmi e di darmi così come, di volta in volta, l’esistere dell’altro mi rivela a me stessa. In questa felice condizione, quindi, non percepisco altri bisogni se non quelli della presenza dell’altro e della mia libertà. Non sono forse questi i requisiti dell’esistere dell’uomo come soggetto?
(“L’uno e l’altro. Interdipendenza e intersoggettività nel rapporto psicoanalitico”, 1977, di Silvia Montefoschi)


Pensiero Uno e Psicoanalisi Intersoggettiva
Silvia Montefoschi comunque non è l’unico autore dove il concetto di intersoggettività acquista in maniera così esplicita una così grande rilevanza. Questo termine di “intersoggettività” ad esempio dà nome negli Stati Uniti ad una vera e propria scuola di psicoanalisi comunemente detta “Psicoanalisi Intersoggettiva” appunto dove Robert Stolorow Jessica Benjamin psicoanalisti rispettivamente di Los Angeles e di New York figurano tra i suoi maggiori esponenti.
Già la psicoanalista-femminista Jessica Benjamin rivendica solo alla sua elaborazione il termine di “Psicoanalisi intersoggettiva” ritenendo gli altri esponenti americani di questa corrente più correttamente essere ancora espressione della originaria “Psicoanalisi Interpersonale”. Malgrado questa presa di distanza della Benjamin risulta evidente ai conoscitori delle disavventure dello junghismo in europa come il concetto di intersoggettività acquista in definitiva solo nelle opere di Silvia Montefoschi in maniera evidente una accezione di scelta radicale che non si ritrova negli scritti meramente tecnico-psicoterapeutici della scuola americana.
La prospettiva indicata dal lavoro psicoanalitico-filosofico di Silvia Montefoschi pertanto e in maniera più chiara riducendo la confusione in proposito, viene così ad essere meglio rappresentata con il termine di “Pensiero Uno” piuttosto che con quello di “Intersoggettività”.


La fondazione epistemologica dell’intersoggettività: il Pensiero Uno
Del resto come potrebbe restare in piedi l’approccio intersoggettivo in psicoanalisi se non come puro arbitrio a meno di riconoscere la verità propria di quella impostazione di fondazione epistemologica che chiamiamo “Pensiero Uno”?
Che cos’è che spinge il terapeuta a vedere l’altro come persona, a comprenderlo nella sua soggettività? La bontà d’animo? Una innata predisposizione? Il contratto terapeutico? Una risposta convincente può riguardare solo l’essenza e la dinamica necessaria, e la trovo in Montefoschi: nell’analista, in quanto soggetto cosciente in evoluzione, urge la necessità di rompere il limite della separazione dei due perchè l’essere, in lui e nell’universo, anela a ricomporre l’uno.

(Brano tratto dalla Presentazione di Giampietro Gnesotto a “L’evoluzione della coscienza – Dal sistema uomo al sistema cosmico” vol.2° delle Opere Complete di Silvia Montefoschi)


Oltre il concetto di empatia: l’intersoggettività quale unità duale
Il metodo dell’intersoggettività inoltre può fare a meno del richiamo al principio di empatia sempre invocato nella psicoterapia tradizionale, in quanto l’intersoggettività è proprio la consapevolezza, infine divenuta stabile, della relazione quale unità duale, qualunque essa sia e non solo la relazione psicoanalitica, e questo perchè l’intersoggettività già da molto ha cessato di pensarsi quale metodo e tecnica meramente psicoterapica per addivenire più propriamente un vero e proprio “stile di vita” in quel “discorso completo e coerente sul piano metodologico, teorico e antropologico” che è il “Pensiero Uno oltre la Psicoanalisi”.
Il concetto di empatia ha sempre avuto insormontabili difficoltà a trovare un fondamento epistemologico ed ontologico, restando una mera istanza di metodo: Montefoschi lo risolve superandolo nel concetto di unità duale, inserito in un discorso completo e coerente sul piano metodologico, teorico e antropologico.

(Brano tratto dalla Presentazione di Giampietro Gnesotto a “L’evoluzione della coscienza – Dal sistema uomo al sistema cosmico” vol.2° delle Opere Complete di Silvia Montefoschi)


Trieste, Roma e Genova
I focolai di diffusione del nuovo pensiero psicoanalitico definito da Freud stesso “la peste psicoanalitica” per l’enorme opposizione che incontrava a tutti i livelli, furono come notoriamente si sa Vienna e Zurigo ma essi invasero la penisola italica attraverso dei naturali varchi che furono principalmente ai primi del novecento la città di Trieste definita la capitale italiana della psicoanalisi e poi negli anni ’30, per quanto riguarda la psicoanalisi di orientamento junghiano, la città di Roma, paradossalmente grazie proprio al vero bubbone nazista democraticamente eletto, che definendo la psicoanalisi “scienza ebraica” spingeva gli psicoanalisti tedeschi a cercare rifugio lontano dalla Germania. Il trapianto a Roma del medico psicoanalista Ernst Bernhard nato a Berlino e maestro della stessa Silvia Montefoschi ha reso la cultura italiana trattare con dimestichezza concetti come “processo di individuazione”. Forse quindi non è un caso che il principale esponente del “pensiero uno oltre la psicoanalisi” che nata a Roma ma che ha svolto tutta la sua attività professionale a Milano dove si trovano la maggioranza dei suoi allievi abbia invece deciso, quando tutto era pronto, sia dal punto di vista teorico che dal punto di vista pratico, per il grande salto evolutivo, di trapiantarsi a Genova.
Genova si sa, è nota per aver dato i natali all’indomito ammiraglio Cristoforo Colombo che non esitò ad affrontare le “colonne d’ercole” che allora erano “la fine del mondo”, la porta chiusa verso un Oltre. che allora si paventava come il vuoto assoluto. Genova così il caso o la sincronicità ha voluto che storicamente divenisse di nuovo il porto di partenza di un nuovo viaggio, un viaggio tutto interiore, una nuova nave “exodus” con una nuova ciurma verso la terra promessa oltre i confini dell’uni-verso: e proprio questo è “il pensiero uno oltre la psicoanalisi”, “il pensiero uno oltre l’uni-verso”.
A Genova comunque c’era già un avamposto agguerrito di suoi allievi già impegnati anche sul fronte delle psicosi sulla scorta anche delle esperienze che in quel tempo andavano maturando di comunità terapeutiche nel Regno Unito inaugurate dall’antipsichiatra Ronald David Laing di scuola fenomenologica-esistenzialistica e che volevano essere alternative al vecchio internamento manicomiale. Questi suoi allievi genovesi impegnati per una nuova psichiatria allora lavoravano presso una clinica psichiatrica d’avanguardia diretta da Giandomenico Montinari psichiatra e psicoanalista junghiano che proprio con Silvia Montefoschi aveva svolto l’analisi didattica per poter essere ammesso all’AIPA (Associazione Italiana Psicologia Analitica).
Tuttavia pochi anni dopo l’uscita del testo capitale di Silvia Montefoschi dove si esplicita il discorso sull’intersoggettività, tre operatori della struttura e psicoanalisti essi stessi: Ada Cortese, Franco Colombo e Gottardo Marcoli creano un “Centro Studi di Psicoanalisi” che sposa apertamente le elaborazioni relazionali intersoggettive dei gruppi psicoanalitici di Milano sorti attorno a Silvia Montefoschi.
Non passò ancora molto che già sul finire degli anni ’70 e i primi anni ’80 il Centro genovese organizzò in una sala capiente di un teatro della città una serie di conferenze pubbliche tenute dalla stessa Silvia Montefoschi sulle nuove tematiche del “superamento dell’egoriferimento”, “il compimento simbolico dell’incesto” e “il modello relazionale intersoggettivo oltre l’interdipendenza”.
Sei anni più tardi la psicoanalista junghiana si sarebbe trasferita a Genova per l’evento fondativo del Pensiero Uno che segna anche il suo distacco, inteso come superamento, dalla psicoanalisi.

Il Pensiero Uno oltre la Psicoanalisi
E’ necessario dissipare alcuni equivoci riguardanti il “Pensiero Uno”. Il Pensiero Uno benchè sia una elaborazione di pensiero derivata dalla psicoanalisi e principalmente dalla psicoanalisi di orientamento junghiano tuttavia non ha più nulla a che fare con Jung in quanto si pone oltre Jung stesso: oltre Jung e oltre la psicoanalisi essendo il Pensiero Uno l’espressione coerente e radicale di un salto di logica rappresentato dalla nuova logica unitaria al di là del bene e del male per cui il soggetto non tratta più sè in alcun modo fuori di sè.
Come afferma il Pensiero Uno: tutto, tutto, tutto ma proprio tutto è Uno e non vi è nulla che possa essere altro da questo Uno.
1. Il contributo del centro studi “Laboratorio di Ricerche Evolutive ‘Silvia Montefoschi’” di Genova (1986 – 1989) allo sviluppo del “Pensiero Uno”

Il gruppo si chiamava “Laboratorio Ricerche Evolutive Silvia Montefoschi” e si sciolse definitivamente nel 1989. 

Al “Laboratorio” una cosa è chiara:

La psicoanalisi non è semplicemente una terapia scorporata dall’evoluzione del pensiero tutto

 (Brano tratto dai “Seminari marzo-aprile 1988″ del “Laboratorio Ricerche Evolutive Silvia Montefoschi”)

Ho voluto apposta scegliere come titolo generale dell’insieme dei miei siti/blog il nome “Laboratorio Ricerche Evolutive” da non confondersi con il gruppo di psicoanalisti del vero e proprio “Laboratorio di Ricerche Evolutive Silvia Montefoschi” di Genova, proprio per rimarcare la mia incondizionata adesione alla “grande svolta” che tale associazione insieme alla stessa Silvia Montefoschi ha impresso al pensiero psicoanalitico aprendolo alla dimensione universale e alla metafora espressa dal linguaggio scientifico, dopo che la psicoanalisi dalla dimensione personale e individuale, fin da Jung varcava la soglia dello studio psicoanalitico divenuto con il tempo claustrofobico per aprirsi alla dimensione storica, collettiva e sociale. Così già varcata anche la soglia che dallo storico-sociale conduce oltre lo stesso uni-verso nasce il “Pensiero Uno”.


2. Giovanni il Teologo o dell’intuizione fondatrice della prospettiva del Pensiero Uno.

Giovanni il Teologo in un disegno di Silvia Montefoschi (1995)


Ho voluto così ribadire la mia adesione alla prospettiva del Pensiero Uno dato che il fatto di avere come punto di riferimento il pensiero psicoanalitico-filosofico di Silvia Montefoschi non implica necessariamente che se ne condividano anche il punto di arrivo coerente e conseguente della logica di quel pensiero cioè proprio “il Pensiero Uno oltre la Psicoanalisi”. Così proprio per sottolineare ancor più questa impostazione, come altri nella propria home page hanno voluto per un’immediata chiarezza mettere tra gli “autori di riferimento”: Sigmund FreudCarl Gustav JungSilvia Montefoschi e Teilhard de Chardin ; ed altri ancora  oltre a questi hanno voluto mettere in risalto anche il ruolo miliare di un autore come Hegel, personalmente, in quanto autore di questo sito web, aggiungo a questi autori che giustamente vanno messi in evidenza per il loro contributo alla scoperta/creazione di questa via di conoscenza (il pensiero non rappresenta la realtà ma la crea), un altro autore ancora, per me fondamentale, in quanto espressione del livello di riflessione che chiamiamo “Soggetto Riflessivo Super-Individuale II” e che è il confine massimo a cui il “Soggetto Riflessivo Individuale” può tendere e infine giungere nella sua evoluzione. Andare oltre risulta ancora proibitivo perfino per il SRSI II ma costituisce comunque la piattaforma di partenza per il passaggio dal Soggetto Riflessivo Individuale che ha fatto tutta la storia umana al vero e proprio Soggetto Super-Riflessivo che costituisce l’oltre umano: si tratta di Giovanni il Teologo.

Ma chi è Giovanni il Teologo? Nessuno, a mio parere, ha saputo cantare chi è Giovanni meglio del teologo irlandese dell’alto medioevo Giovanni Scoto Eriugena di cui riportiamo facendoli nostri quelli che al nostro sentire sono i momenti lirici-filosofici più alti.

Il Papiro 52 datato attorno all'anno 125 è uno dei reperti più antichi del vangelo giovanneo

In principio era il Verbo…e il Verbo si è fatto carne…e noi abbiamo contemplato la sua gloria…che testimoniamo
Per Eriugena la parola giovannea è la voce dell’aquila spirituale che risuona all’orecchio della chiesa, pertanto reputa Giovanni il rappresentante più alto dell’umanità e superiore alle stesse gerarchie angeliche.
Così, il santo teologo Giovanni non si limita a sollevarsi in volo sopra ciò che può essere compreso dall’intelligenza ed espresso dalla parola, ma si spinge al di là, all’interno di ciò che supera ogni intelligibilità e ogni significato. Al di fuori di tutte le cose, con il volo ineffabile della mente, è innalzato fin entro l’arcano del principio unico di tutte le cose [...] inizia il suo vangelo annunciando: In principio era il Verbo.
O beato Giovanni, non senza ragione sei chiamato Giovanni. Giovanni è nome ebraico, la cui traduzione suona in greco ‘ o ekarisato’, in latino ‘colui che è stato gratificato di un dono’. A quale teologo è stato infatti mai accordato il dono che tu hai ricevuto [...]” “Dimmi, ti prego, a chi altro fu accordata una simile grazia, di così inestimabile valore?

La conclusione a cui perviene il teologo Giovanni Scoto Eriugena è chiara:
Per questo Giovanni non era uomo, ma al di là dell’uomo, nel momento in cui superò sè stesso e tutte le cose che sono [...] Non avrebbe potuto altrimenti ascendere fino a Dio, se prima non fosse stato Dio. [...] Così il santo teologo, trasmutato in Dio, partecipe della verità, afferma con la sua parola che il Dio Verbo sussiste nel Dio Principio, cioè il Dio Figlio sussiste nel Dio Padre: In principio, dice, era il Verbo. Ecco il cielo si è aperto, ecco rivelato al mondo il mistero della suprema e santa Trinità nella sua unità.
In principio, dice , era il Verbo. E si deve notare che il santo evangelista non vuol attribuire quì, a questa parola ‘era’, il valore di una determinazione temporale, ma un significato sostanziale.
Ecco dunque il grande teologo – parlo evidentemente di Giovanni – all’esordio del suo Vangelo, toccare i vertici più eccelsi della teologia, penetrare i segreti del cielo dei cieli spirituali. elevarsi al di sopra di ogni storia, di ogni etica e di ogni fisica, e invertire poi il suo volo intelligibile, come dirigendosi verso terra, per raccontare, secondo la storia, gli avvenimenti accaduti poco prima dell’incarnazione del Verbo [...]

(Tutte le citazioni sono state tratte da “Omelia sul Prologo di Giovanni” di Giovanni Scoto Eriugena, 865-870 )

Non si comprende il vero senso della presenza di Silvia Montefoschi nella storia della psicoanalisi quale punto di arrivo della stessa se non si coglie la centralità dell’elaborazione svolta da Giovanni il Teologo nella coriflessione con i giovannei 2000 anni orsono e poi ancora lo sviluppo e l’esplicitazione di queste riflessioni sotterraneamente lungo la storia evolutiva della coscienza cristica: Silvia Montefoschi anche di questa storia costituisce l’apice quale Coniunctio finale di GiovanniSilvia che hanno realizzato così concretamente l’ultimo e unico archetipo che sia tuttora ancora vivente: l’archetipo della Coniunctio di cui le tante coppie che si sono date lungo la storia di questo archetipo sono simboli. Alla fine dei tempi non si daranno infatti tante coppie ma solo quell’Unica Coppia che già in principio si dava come l’unica persona dell’Uno/Due e che come Giovanni ha saputo intuire sulla scorta di un’ulteriore elaborazione riflessiva dell’originaria esperienza vivente con il rabbi Jeschua di Nazareth, non era semplicemente il logos ma come Giovanni specifica era quel logos che era in principio (principio anche nel senso di sostanza dell’essere) e che era presso Dio e che era Dio ( non separazione quindi ma solo distinzione): la relazione tra l’uno e l’altro del discorso che proprio nella distinzione e non più nella separazione si fanno infine consapevoli di essere uno pur essendo due, l’unità processuale dell’Unico Dio Vivente.

3. Funzione della coscienza, evoluzione della coscienza (antinomica estrovertita/antinomica introvertita, cristica, giovannea) e psicoanalisi.
E Silvia Montefoschi anche di questa storia iniziatasi a Nazareth e proseguita a Efeso costituisce l’apice non come altro dall’essere essa anche l’ultima psicoanalista ma proprio grazie al suo essere stata l’ultima psicoanalista che della psicoanalisi ha saputo enucleare il suo aver trattato già a partire da Sigmund Freud la dinamica del tabù universale dell’incesto quale legge dell’evoluzione universale, come il vero centro dell’elaborazione di pensiero del metodo psicoanalitico e della sua prassi quotidiana sino a trasformarsi da psicoterapia a teoria della conoscenza e da metodo di indagine del mondo interiore a vero e proprio stile di vita imperniato sull’intersoggettività quale nuovo modello relazionale emerso dalla critica radicale dell’interdipendenza che è la critica propria della psicoanalisi in quanto coincide con la teoria e la prassi psicoanalitica.


Sono non poche comunque le realtà associative presenti in rete che se non fanno direttamente riferimento al “Pensiero Uno” come punto di arrivo di un percorso di ricerca, fanno comunque riferimento a quel percorso stesso che iniziato con la psicoanalisi di Sigmund Freud si è evoluto nella psicoanalisi evolutiva, dialettica e relazionale di Jung fino ad esplicitare i suoi fondamenti relazionali ed epistemologici intersoggettivi in quella psicoanalisi intersoggettiva che è l’anteprima per il manifestarsi del Pensiero Uno finalmente alla piena consapevolezza di sè.
Per finire possiamo aggiungere che molti altri di cui non si conoscono nemmeno i nomi lavorano in questa direzione e forse, senza sminuire le avanguardie visibili questi rivoluzionari invisibili sono proprio quelli che in maniera impercettible più alleviano per tutti il cammino trasformativo. Del resto non importa a quanto ammonti il numero di coloro che hanno dismesso o stiano per farlo, la loro vecchia identità ancora individuale: che siano 144 mila o più verosimilmente 144 milioni (considerando l’attuale popolazione mondiale aumentata esponenzialmente rispetto a quella di 2000 anni fa), sappiamo infatti che per costruire quella leva capace di dissolvere la forza universale detta forza di gravità, come intuì lo scienziato-filosofo e ingegnere Archimede di Siracusa sono più che sufficienti due soli “operai” purchè sappiano il fatto loro. In due infatti nel loro operare “step by step” rappresenterebbero da soli comunque l’Intero cioè l’essere tutto nella sua integrità ed essere così in grado con pazienza e costanza “mattone dopo mattone” “bullone dopo bullone” di sollevare le parti cioè il mondo, quel mondo che poi è la loro storia quale storia della frammentazione dell’essere e del successivo suo recupero oltre l’omega della sua interità quale sua vera identità. Allora i due termini del principio dialogico si ritroveranno in un nuovo scenario: nel punto momento del presente infinito senza più il peso gravitazionale del passato e senza più l’alienazione del futuro.
Così verranno infine catapultati dalla più profonda dialettica della natura, altra dalla dialettica della storia e della coscienza, oltre lo spazio-tempo che è ciò che sostanzia la dimensione materiale dell’essere: la sua orizzontalità.
Ritrovandosi così oltre la stessa materia si invereranno le parole dell’Apocalisse giovannea:
E le cose di prima sono passate
(Giovanni il Teologo)

nel loro senso estremo e radicale
E le cose di prima non sono mai state
(Silvia Montefoschi)

Benchè queste ultime riflessioni sull’ipotesi archimedea mi siano state suggerite da una precedente riflessione sull’amore e la leva archimedea della teologa Thérèse Martin più conosciuta come Teresa di Lisieux (“Manoscritti autobiografici 1895-1897″). Riflessioni simili si possono ritrovare anche nel pensiero evoluzionista del filosofo francese e allievo di Sri Aurobindo, Bernard Enginger più conosciuto come Satprem , allorchè parla della “Grande Leva”.


Dizionario dei termini, delle tematiche, delle scuole di pensiero e dei personaggi e opere letterarie trattate negli scritti di Silvia Montefoschi e dei ricercatori espressione del Pensiero Uno:

Per le altre voci del dizionario abbiamo approntato una pagina apposita che provvisoriamente abbiamo chiamato DIZIONARIO e a questa rimandiamo per ulteriori approfondimenti.
Abbiamo già messo comunque in cantiere un progetto a cui stiamo già lavorando e che abbiamo denominato: “WikiUno l’enciclopedia del Pensiero Uno” e che quando sarà pronto sostituirà questa pagina provvisoria. Nel frattempo in questa stessa pagina provvisoria il lettore può trovare a fine pagina anche un’anteprima degli articoli che costituiranno parte integrante del progetto “WikiUno l’enciclopedia del Pensiero Uno”.


Storia del Pensiero Uno
(1831-1988)
Arrivati così al 2006, al momento l’ultimissima opera di Silvia Montefoschi risulta essere ”L’ultimo tratto di percorso del Pensiero Uno – Escursione nella filosofia del XX secolo” (2006) scritta in collaborazione con Vilma Sarbia e Nicolò Repetto.
In quest’ultima opera si tratta di un lavoro sulla storia del Pensiero Uno a partire dalla sua grande crisi costituito dal “dopo Hegel” (1831, data della morte di Hegel ) fino al superamento definitivo di questa crisi (1988, data di pubblicazione di “Il Vivente” testimonianza di Silvia Montefoschi molto simile a “Ricordi Sogni Riflessioni di Carl Gustav Jung anche perchè parte proprio dal testamento di Jung ai futuri prosecutore del suo percorso ch’era iniziato proprio con il suo incontro con la psicoanalisi di Freud).

Questo testo insieme a ”Psicoanalisi e dialettica del reale” (1984), dove aveva già trattato a suo tempo anche altri autori sempre del “dopo Hegel” quì non presenti, delineano complessivamente una storia della filosofia contemporanea a partire dalla megasintesi filosofica di Hegel (1770-1831) fino ai nostri giorni, coerente con la prospettiva del Pensiero Uno.
Questi sono gli autori e le scuole di pensiero prese in considerazione nel delineare il percorso di movimento del Pensiero Uno per uscire dalla sua crisi verso la consapevolezza di sè come unico essere vivente.
Pensiero Uno e Femminismo
Al livello dell’evoluzione parallela noumenica e fenomenica, l’ultimo salto evolutivo che chiude la storia dell’evoluzione della natura e del pensiero coincide con il recupero a sé del femminile da parte del Pensiero Uno che, sinora nella storia, si è vissuto solo come soggetto maschile. Infatti, all’uomo sempre è stato dato il ruolo di portatore del pensiero e dello spirito, mentre la donna si è sempre identificata nell’essere che doveva portare avanti l’oggettualità materiale della vita.
Ma sarebbe un errore e comunque riduttivo interpretarlo come una presa di posizione in difesa della donna che è tipica del femminismoclassico anche se è proprio nel femminismo classico e specialmente nei suoi esponenti più interessati all’aspetto filosofico della questione, che prende forma la prospettiva e la cultura intersoggettiva nelle relazioni tra i sessi. Il Pensiero Uno quì si muove piuttosto in difesa dell’emancipazione del Pensiero stesso, in quanto il femminile è prima di tutto una funzione del pensiero la cui emancipazione è necessaria principalmente per poter finalmente esercitare per la prima volta la vera funzione del pensiero, che è quella di pensare l’amore così come di riflesso la vera funzione dell’amore è quella di amare il pensiero.
Tuttavia il “femminile di Dio” quale funzione del pensiero non è un’astrazione archetipica come “l’anima dell’uomo” in Jung ma coincide con la donna reale e concreta quale sua consapevole incarnazione o meglio l’archetipo e la donna concreta e reale sono un tutt’uno.
Cristianesimo, Buddismo e Pensiero Uno
[Arrivati] a questo punto per tutti colororo che ripongono la propria presenza sul piano di visione della Logica Unitaria, non si tratta più, come nel cristianesimo e nel buddismo, di ottemperare a principi dati come l’amore, la compassione, la tolleranza…che ancora sanciscono la separazione tra un comportamento virtuoso e un comportamento che non lo è, ma di coincidere radicalmente nella vita di ogni giorno, con la Logica Unitaria. (“Al di là del bene e del male: la Logica Unitaria” di Fabrizio Raggi, 2007)

Ancora una poesia:
“E’ quel che è. – dice l’Amore”

“E’ quel che è. – dice l’amore” di Erich Fried (1921-1988)




IL LAVORO
- al processo di formazione della nuova umanità -


Trattare senza trattare: nel capitolo, sul lavoro ancora da farsi per portare infine a compimento ciò che ancora ci separa dalla conclusione anche materiale di questa storia dell’Uno Vero che è l’Uno Duale che era già in principio ma non ancora consapevole di sè, ci si domanda se tutto ciò che nella vita di ogni giorno innegabilmente ci tratta e che a noi ci è dato di trattare ha ancora un senso: quale?
Quello di riuscire a vivere tutto ciò che è, senza contrapposizione.
[e] un ulteriore senso del non contrapporsi a tutto ciò che è così come è , è quello di rafforzare in noi la Logica Unitaria, distaccandoci sempre più dalla Logica di separazione dell’Io che innegabilmente trattiamo nei momenti in cui ancora essa ci tratta.
[trattare senza trattare] è [...] trattare tutto ciò che ancora ci tratta nel mondo senza contrapporsi.
[questo implica] che ancora con noi stessi un lavoro si rende necessario: quello del distacco dai modi di pensare dell’Io.
E’ una esperienza enorme questa dell’Uno, è ciò che è, la Logica dell’Uno. E’ molto difficile a realizzarsi, un lavoro enorme e una continua vigilanza grazie alla quale ci accorgiamo quando stiamo cadendo nella logica di separazione propria dell’io!
(“Al di là del bene e del male: la logica unitaria – Dialogando con Silvia Montefoschi”, 2007 di Fabrizio Raggi)

A chiarificare, esplicitando ulteriormente il modo della nuova operatività, così si dice ancora in un sogno riportato in “L’avvento del Regno specificamente umano” del 2004:
“Non basta la mutazione ma si deve lavorare sul gene mutato”
(“L’avvento del Regno specificamente umano”, 2004 di S.Montefoschi)

ed è proprio per questa ragione, Nuova Ragione, che chiama di nuovo al lavoro, l’ultimo lavoro, che coloro i quali hanno avuto per destino la sorte di incarnare in questi ultimi tempi storici la nuova umanità, non possono in alcun modo incontrarsi e quindi riconoscersi in un nuovo sociale ancora da venire, se non facendosi sempre più consapevoli dei livelli riflessivi superiori di cui essi sono l’incarnazione seppur ancora in maniera inconsapevole e perciò non ancora stabilizzati nella presenza continua a questo livello super-riflessivo.
E la super-riflessione là dove non si dà come realtà, si dà comunque come necessità alla quale non ci si può sottrarre in alcun modo in quanto in costoro viene a mancare ciò che invece è nella norma: il soggetto riflessivo individuale quale soggetto storicamente precedente l’ultima mutazione che segna il definitivo e irreversibile passaggio dalla logica della separazione tra i due termini della relazione (soggetto-oggetto) alla nuova logica unitaria quale progetto di un solo e unico individuo ma dalla mente duale.
Del resto così come la parola universo significa proprio ciò che procede, che va, verso l’Uno, così l’etimologia della parola individuo ci chiarisce che tale termine significa indivisibile. Ecco perchè un “processo d’individuazione” individuale è una contraddizione in termini in quanto il processo d’individuazione non può che essere universale in quanto chi è in cerca della sua vera identità è l’uni-verso, l’uni-verso in noi , stante la simmetricità di macrocosmo e microcosmo.


Ancora sul lavoro: l’ultima frontiera
E’ come quando si parte per un viaggio che è del tutto nuovo, perchè siamo tra i primi, non ci sono punti già dati che ci assistano, che ci possano essere di riferimento.
[...]
Non possiamo che affrontare il percorso muniti solo di quella chiave di lavoro che ci è capitata tra le mani, che non abbiamo dovuto cercare.
Essa ci è indispensabile e sufficiente.
Il resto va da sè.
(“Al di là del bene e del male: la logica unitaria – Dialogando con Silvia Montefoschi”, 2007 di Fabrizio Raggi)

Per chiarificare ulteriormente questo passo, quantunque già di per sè chiaro a chi conosce tutto il percorso già fatto , riportiamo il sogno presente in un testo del 2004 di Silvia Montefoschi:
“La chiave d’oro dalle profondità del mare saltò nelle mie mani”

Sogno che così commenta:
Che cos’è infatti la chiave d’oro?
L’unica chiave di lettura che spiega tutto ciò che è stato e tutto ciò che è.
E la chiave è dunque il soggetto pensante uno [...]
(“L’avvento del regno specificamente umano”, 2004 di Silvia Montefoschi)

PENSIERO UNO quindi non è solo il nome di una nuova e recente corrente di pensiero filosofico, artistico ecc… ma è la formula, il nucleo, la chiave di lettura conclusiva con cui il Pensiero stesso quale unico e vero vivente rilegge la sua storia e si costituisce infine legittimandosi come il Nuovo Vivente a conclusione della sua storia evolutiva.
La fine del mondo o apocalisse intesa come rivelazione ultima che sancisce la definitiva conclusione della storia della preistoria del Verbo
A conclusione di questa pagina web l’autore ci tiene a dedicarla in un’ideale continuità che però non è soltanto ideale ma reale:
“Dal Pianeta Terra alle sette comunità giovannee dell’Asia Minore e a tutti i suoi esponenti anch’essi tutt’ora viventi sebbene in altri pianeti dell’uni-verso quali iniziatori, duemila anni fa, dell’ultimo movimento che porta a compimento la storia della preistoria del Verbo”
Siamo già l’omega siamo la fine della guerra siamo la pace la nuova pace che non ritorna indietro.

Ora ci sono solo le voci ma adesso le voci sono solo due e non soffrono la solitudine: sono tutte le voci questo coro duale che è uno. (Tratto dalla poesia “I tuoi nomi amore” di Andrea Morelli)

The Last Exodus – L’ultimo Esodo
Il termine “esodo” letteralmente significa uscita e anche se il termine rimanda con l’immaginario alle note vicende antiche e più recenti del “popolo del libro” quì si vuole alludere invece all’uscita intesa anche come fuga dalla prigione e oppressione del mondo inteso quest’ultimo come mondo della logica interdipendente che è la logica della separazione divenuta attualmente e infine insignificante con l’avvento della nuova logica unitaria.


DOMANI A GERUSALEMME! TOMORROW IN JERUSALEM!
Oltre la storia verso nuove identità esclusivamente relazionali
“[...] io già da tempo
in cielo
non sono più l’evangelista
come tu
in terra
non sei più la psicoanalista
essere l’evangelista
o la psicoanalista
comporta
portarsi dietro la memoria
del ruolo che si esercita
che è poi tutt’uno
con la memoria
dei contenuti di conoscenza
a cui si riferisce
la propria identità
noi
non abbiamo memoria
di ciò
che un tempo siamo stati
ed è perciò
che io in cielo
non sono più quel Giovanni
come tu in terra
non sei più quella Silvia
non avendo noi
altra identità
se non
tu e io
io e tu
e niente più.”
” Chi siamo Giovanni?
Siamo tu e io
io e tu
e niente più.”
“Dove siamo Giovanni?
Siamo
oltre la terra
e oltre il cielo
la dove
ciò che è
è noi
e infinitamente noi.”
(Brani tratti da Silvia Montefoschi, “L’essere vero – Il pensiero consapevole di sé quale unico esistente”, 1996, cit. pag. 458-459)

Documenti correlati a questa ultima questione, vale a dire al superamento definitivo dello spazio-tempo-massa grazie allo spostamento progressivo, magari lento ma irreversibile, della propria identità dalla storia che è propria al soggetto riflessivo individuale, alla pura relazione che è invece propria al nuovo soggetto super-riflessivo:
  • L’Oltre non è l’Aldilà – Spesso si confonde il concetto di “Oltre” con quello di “Aldilà”, in verità l’Aldilà è più simile all’Aldiquà in quanto in entrambi i luoghi sono strutturati dallo spazio-tempo-massa anche se nell’Aldilà i cosiddetti corpi astrali, o secondi corpi, sono di materia meno densa o “sottile” ma sempre pensiero che si oggettiva sono mentre l’Oltre è caratterizzato proprio dalla non più oggettivazione dell’attività pensante che malgrado ciò continua a sussistere come la vita vera. Nell’Oltre infatti non siamo solo oltre l’Aldiquà ma siamo invece proprio oltre lo spazio-tempo-massa ovvero oltre la preistoria della storia dell’Essere che necessariamente per esserci ha dovuto dapprima oggettivarsi per poi recuperarsi.
SPAZIO-TEMPO-MASSA
un nuovo muro di Berlino da abbattere
Grazie alla fisica del novecento si è stati edotti della identità di Spazio, Tempo e Massa ma è grazie alla psicoanalisi e alla sua scienza del sogno che siamo venuti a conoscenza del segreto celato nell’opacità così realistica di questo sogno lucido da svegli: il concretismo che tale dimensione induce è susseguente al desiderio incestuoso originario e alle conseguenti dinamiche edipiche che tale desiderio, mai sopito e impossibile da esorcizzare con la ragione razionale, induce. Si tratta del tabù universale dell’incesto valido non solo al livello del dominio umano (noosfera) ma dell’intera natura (biosfera, litosfera fino al livello sub-nucleare atomico). Tale tabù si è rivelato a fondamento del principio di autorità e quale principio cosmico quale legge unica del processo evolutivo e individuativo dell’universo tutto che ha fatto tutta intera la sua storia dialettica fino alla congiunzione finale degli identici che rende infine inutile la legge stessa ai fini evolutivi.
Qualè la lezione che possiamo trarre da questa vicenda ormai durata 15 miliardi di anni?
Che solo i simili si possono congiungere veramente e i simili sono solo i pensanti in quanto pensanti e non certamente i pensati che anzi, differenziano l’uno e l’altro, i due termini del discorso.
Ecco perchè a conclusione affermiamo ancora una volta : la Relazione oltre la sua storia.


EPILOGO
Questo sito web in sintesi

L'evoluzionismo parallelo nel noumenico e nel fenomenico della relazione che era in principio. La storia dell'universo nel fenomenico e la storia del Pensiero Uno nel noumenico è sempre la storia della relazione ch'era in principio. Così la storia dell'universo giunta infine alla specie umana dopo ancora una preistoria della coscienza giunse infine alla coscienza cristica la cui evoluzione sfociò nella psicoanalisi e questa ancora ponendo le basi di un'ultima mutazione di specie diede i natali oltre la psicoanalisi alla nuova coscienza unitaria propria alla nuova logica unitaria per “fare i miracoli della cosa una”.
RIVOLUZIONE LOGICA
- indicazioni per la prassi quotidiana -
Queste che seguono sono alcune indicazioni per una prassi radicalmente e coerentemente in tal senso. La nuova e ultima rivoluzione è e non può che essere solo una rivoluzione logica, ogni altra rivoluzione e l’esperienza ha avuto modo di insegnarcelo, ripropone sempre la vecchia logica dalla quale non se ne può uscire in alcuna maniera. Malgrado ciò non si può essere che ottimisti: la rivoluzione logica è in marcia e a noi non resta che attendere attivamente la sua conclusione.
  • “Trattare senza Trattare”
  • “Trattare tutto ciò che ancora ci tratta nel mondo senza contrapporsi”
  • “Liberarsi da ogni pregiudizio, sapendo che ogni giudizio, un attimo dopo è già un pregiudizio”
  • ” Mai fermarsi ai particolari ma avere la vista sempre a fuoco sul disegno generale: divenire presbiti per non essere miopi”
  • “Riconoscersi coincidenti con l’essere uno arrivando così veramente a superare la nostra identità ancora individuale”
  • Nella relazione porsi ad un livello riflessivo superiore che entrambi i soggetti comprenda dal cui cono di visione l’uno vede anche l’altro e l’altro vede anche l’uno e fare sempre come se l’altro capisse ciò che si dice. Quel “come se” è infatti la parola magica.
  • “Dimenticare e non fermarsi a riguardare indietro, alla luce dell’io, il già visto: chi ricorda il passato , avendolo già visto, è costretto a ripeterlo.”
  • “Non ritrattare il già trattato né ciò che ancora non tratta”
  • “Ciò che essenzialmente è da dimenticare è la logica della separazione.”
  • Dimenticarci del nostro esserci come entità singola ma essere tutt’uno nella relazione perchè solo così ci si può aprire al vissuto che il vero vivente, l’unico vivente è la relazione e solo la relazione.
  • Non fidarsi della buona volontà perchè ormai è scientificamente provato che solo se si è in due soggetti e solo se si è in due l’essere riesce a far leva su se stesso per porsi al di sopra di se stesso. Ogni identità individuale è condannata alla ripetizione e alla consumazione del livello riflessivo raggiunto. La via della produzione e della creatività è la nuova mente duale.
  • “Trattare tutto ciò che nella vita quotidiana ancora tratta senza più separazione tra soggettività e oggettualità del reale, tra l’uno e l’altro, tra interno ed esterno, tra ciò che è bene e ciò che è male, tra l’uomo e dio.”
  • “Non opporsi alla memoria della vecchia logica della separazione nè indulgere in essa”.
  • “Il lavoro volto alla rivoluzione logica quale nuova e ultima rivoluzione che pone fine alla preistoria della storia dell’essere, incoloro che sono, si dà come necessità e non come atto doveristico dell’io.”
  • “Rafforzare fino a stabilizzare la consapevolezza che tutto comunque va, per necessità, nell’unica direzione che è quella della progressiva riunificazione dell’uno, di sé con se stesso passando attraverso tutto ciò che ancora tratta così come tratta per il tempo che si darà, non potendo essere nessuno in grado di saperlo o deciderlo.”"
  • Prendere distanza da ogni mito dell’eroe e da ogni forma di protagonismo.
  • Portare avanti il “processo di disappropriazione” progressivo. Non appropriarsi di niente nè nel male ma naenche nel bene poichè in verità nulla ci appartiene: nemmeno i nostri vissuti, sentimenti, emozioni. In questo senso la critica dell’atteggiamento proprietario va condotta fino in fondo e in maniera radicale”
  • Mai parlare con se stessi, mai più parlare con se stessi ma sempre con l’altro. L’interlocutore interiore infatti deve coincidere con l’interlocutore esteriore, il tu interno simbolico con il tu esterno concreto. Spesso si parla a sproposito di intersoggettività ma la vera intersoggettività è solo quella in cui si fa coincidere l’interlocutore interno con l’interlocutore esterno. La vera intersoggettività infatti coincide con la scomparsa del terzo mediatore che è possibile soltanto quando ciascuno dei due soggetti sa che il dialogo che in lui si dà è lo stesso che si dà nell’altro.
  • Essere sempre al livello riflessivo in cui si da la mente duale, l’unione a “due a due” si realizza anche se l’altro della relazione non è una persona sola ma sono due, tre o più contemporaneamente perchè il tu è sempre l’essere che si relaziona a se stesso nel dialogo con se stesso. Quando la maggioranza parla di “pensiero” pensa che sia l’elaborare chissà quale visione ma pensare è percepirsi. In questo percepirsi che è pensiero, i due avendo riconosciuto già in sè i due termini del principio dialogico, la potenzialità e l’atto che attua la potenzialità, si percepiscono simili e in quanto identici dialogano nel senso che la potenzialità dell’uno dialoga con l’atto dell’altro e la potenzialità dell’altro dialoga con l’atto dell’uno, la potenzialità dell’uno stimola l’atto dell’altro e viceversa costituendo così quel soggetto unico che è la relazione stessa, la dualità, l’essere uno che dialoga con se stesso.
  • “E nella sofferenza legata al travaglio del parto dell’ultimo natale che darà nascita all’unico individuo che tutti ci comprende ricordarsi che spesso è proprio la sofferenza che sospinge ad andare oltre la condizione finita propria della dimensione materiale.”
Queste indicazioni per la prassi quotidiana sono ricavate dagli autori le cui opere sono state già citate in questo sito web, indicazioni per l’azione ovviamente da me condivise, consapevole che la teorizzazione ulteriore dell’esperienza concreta nella realtà quotidiana stabilizza come realtà concreta la semplice e pura visione teorica della nuova logica unitaria.


L’ESSERE SI DICE
Quale recente espressione di quella che a mio parere possiamo ben chiamare ormai “letteratura della logica unitaria”segnalo in particolare un recente scritto prodotto dagli allievi e collaboratori di Silvia e con un brano di tale opera mi avvio alla conclusione di questo scritto, brano già citato ma che qui ripropongo in quanto ben si lega all’argomento sulle indicazioni per la prassi di cui più sopra abbiamo appena trattato:
E se a coloro che sono capita una volta ogni tanto di dover dire ciò che vedono, momenti questi che non sono loro a cercare e neppure ad avere come aspettativa o desiderio, essi non cercano di spiegare per far capire: essi dicono e il loro dire non si dilunga in spiegazioni, non hanno alcuna aspettativa riguardo alla risposta dell’altro, e lascia che le cose vadano come vanno, mantenendo la presenza a tutto, tutto ciò che è così come è nel momento che si dà così come si dà, quale tutto, tutto trattante l’uno trattante se stesso. Essi sanno aanche che può facilmente accadere, quando loro capita di dire ciò che vedono, che questo loro dire possa essere interpretato, dall’altro, come una critica personale, anche un’offesa, una ingerenza presuntuosa nella sfera privata o come un “doppio senso” allusivo e accusatorio. [...] Noi non abbiamo più da comunicare ad altro da noi. E, quando si dà, dobbiamo dirci, e se non ci stanno a sentire a noi non ci riguarda, non è che l’altro ci deve capire, l’essere si dice [...] “
(pag. 60-61 di F. Raggi “La vita vera nella realtà quotidiana”, 2011)

In principio erano i due eterni amanti
quale persona della relazione,
dell’unica relazione che era,
che è
(nel noumenico e nel fenomenico e anche poichè le tenebre del metodo di pensiero oggettivante non sono mai riuscite finora ad offuscare in maniera definitiva questa luce che brilla nelle stessse tenebre, come già ebbe a dire Giovanni il Vivente nel suo Inno al dio Logos:
καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει,
καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν)

e che sempre sarà (nell’unica realtà unitaria).

(Andrea Morelli “Commentari a Giovanni” sta in “Cantare l’uno vero – poesie e canzoni” seconda edizione)

Ma lo stesso Giovanni dopo 2000 anni è ritornato sulla Terra nel suo aspetto femminile nella persona della psicoanalista Silvia Montefoschi per completare e precisare la visione che in lui era nata e che era lui non essendo egli altro che questa visione del dio-relazione, del dio-pensiero o Logos. Per precisarla esplicitandola ulteriormente ma soprattutto per attuarla come realtà concreta e vivente scrivendo la nuova apocalisse:
Quando l’uomo e la donna
si incontrano
al di là dello spazio e del tempo
il cielo discende in terra
e la terra ascende in cielo
sì che l’alto si fa come il basso
e il basso si fa come l’alto
e il pensiero si unisce alla vita
e la vita si unisce al pensiero.
E i due
nell’abbraccio amoroso
si conoscono
e si riconoscono
in Coloro che Sono
già da prima che il mondo ci fosse.
(Silvia Montefoschi, 2009)
Alla ricerca delle radici dell'Uno


il
Laboratorio Ricerche Evolutive
Centro Studi
Psicoanalisi Storia Filosofia
è il soggetto che cura sia dal punto di vista dei contenuti che della parte tecnica il
 Logica Unitaria Network
Questa pagina raccoglie gli articoli che nell’insieme costituiscono la documentazione preliminare e le bozze di un futuro lavoro su cartaceo dal titolo “Storia e Relazione” che a breve dovrebbe veder pubblicata la sua prima edizione.  ”Storia e Relazione ” anche su cartaceo rimarrà comunque un “work in progress” e la sua precisazione e sviluppo continuerà e proseguirà parallelamente sia sul web che su cartaceo. Qui sul web ovviamente sarà integrata dalle specifiche funzioni multimediali e ipertestuali.

Di prossima pubblicazione "Storia e Relazione - L'emancipazione della relazione dalla storia divenuta infine ontologicamente insignificante"   insieme a "Cantare l'Uno vero - poesie e canzoni" di Andrea Morelli già pubblicato in una prima edizione nel 2010 con prefazione della stessa Silvia Montefoschi, costituiscono quel lavoro più ampio che prende il titolo complessivo di "Alla ricerca delle radici dell'uno".

Last Update: 9 maggio 2012
Webmaster: Andrea Morelli